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ROMEO bUFALO, L’amore dei classici. Per un’erotica del sapere


                           gurativa e l’epos dei Greci siano legati a certe forme dello sviluppo so-
                           ciale, ma nel fatto che esse continuino «a suscitare in noi un godimento
                           estetico e costituiscano, sotto un certo aspetto, una norma e un modello
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                           inarrivabili» . In questo testo Marx coglie con grande chiarezza la com-
                           plessità del rapporto che lega noi ai classici, ossia il presente al passato.
                           Sostiene infatti che i contenuti storico-sociali ed economici, ma anche
                           etico-politici, passionali e affettivo-sentimentali non possono condizio-
                           nare meccanicamente, cioè dall’esterno, un’opera d’arte, limitandone la
                           fruibilità estetica al pubblico e al periodo storico per cui è stata prodotta,
                           ma devono far parte del suo tessuto linguistico-formale e tecnico-com-
                           positivo in genere, dentro il quale si eternizzano, per così dire, acqui-
                           stando una validità sovratemporale. È infatti a quelle forme sensibili-
                           immaginative (linguistiche, visive, sonore) e alla loro capacità di ripla-
                           smare i contenuti sociali, etico-politici, psicologici di un’epoca che è affi-
                           dato il particolare piacere estetico di cui parla Marx (e Jauss) e che agisce
                           sul pubblico-fruitore anche a distanza di tempo.
                                 Tenendo presenti le indicazioni di Goethe (la poesia, e l’arte in
                           genere, non è scorporabile, proprio come esperienza di gusto, dalle
                           condizioni storico-sociali che l’hanno prodotta) e quelle di Marx (il go-
                           dimento artistico che si sprigiona da un’opera “classica” non si esau-
                           risce dentro il contesto che l’ha generata, ma ha il valore di un modello
                           normativo sovrastorico), possiamo dire che senza i concetti etico-reli-
                           giosi greci della hybris, della sophrosyne, della nemesis, dell’ananke ecc.,
                           vale a dire senza i problemi (etici, religiosi, psicologici, sociali ecc.) che
                           essi generano, un’opera come l’Antigone e ogni tragedia greca in ge-
                           nere perderebbe ogni sostanza poetica . In tal senso, il tentativo di se-
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                           42  K. Marx, introduzione a Id., Per la critica dell’economia politica, trad. it. di E.
                           Cantimori Mezzomonti, Editori Riuniti, Roma 1971, p. 199.
                           43  Su questi aspetti, relativi al rapporto tra strutture cognitive e condizioni
                           storico-sociali in un testo poetico-letterario, e su quelli, che qui specificamente
                           stiamo discutendo, del piacere estetico che le opere del passato producono
                           sul presente storico, sono da vedere le riflessioni fondamentali condotte da
                           Galvano Della Volpe, in particolare nella sua più nota opera di estetica, cioè
                           la Critica del gusto (op. cit., in particolare pp. 17-63). A queste riflessioni mi ri-
                           farò prevalentemente in queste ultime considerazioni.



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