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ROMEO bUFALO, L’amore dei classici. Per un’erotica del sapere



                           si ricorderà, era essenzialmente un idein, cioè un vedere. Amore sareb-
                           be, pertanto, secondo questa linea, l’opposto della conoscenza perché
                           è associato al carattere “cieco” delle passioni, del sentimento; dunque,
                           sarebbe sinonimo di irrazionalità, secondo una concezione che colloca
                           le passioni nella sfera dell’irrazionale. Ma che la conoscenza si fondi
                           su una preliminare repressione del sentimento amoroso è, come ha so-
                           stenuto Max Scheler, un pregiudizio borghese moderno. Invece, da
                           Platone a Hegel, da Aristotele a Schopenhauer, via bruno, Spinoza,
                           Pascal e altri pensatori moderni, è stata sempre riconosciuta la recipro-
                           cità incrementale di amore e conoscenza. Non solo, cioè, la loro coesi-
                           stenza, ma un rapporto di influenza reciproca e di reciproca determi-
                           nazione. L’intreccio fondamentalmente chiasmatico tra amore e cono-
                           scenza emerge, in modo esemplare, in due pensieri espressi da due
                           grandi autori dell’età moderna, due “classici” nel significato generale
                           che qui stiamo assegnando a questo termine: Leonardo da Vinci e
                           Johann W. Goethe. Leonardo ha scritto che ogni grande amore è il figlio
                           di una grande conoscenza; e Goethe ha affermato che non si conosce vera-
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                           mente se non ciò che si ama .


                           4. Un’erotica del sapere


                           È possibile individuare, soprattutto nella classicità greca, esempi di
                           testi, prevalentemente poetico-letterari, che si dispongono in una sorta
                           di erotica del sapere. Giorgio Agamben, a cui si deve una convincente
                           ricostruzione genealogica del gusto, uno dei concetti più importanti
                           della modernità, ha rilevato che nella lingua greca e latina l’atto della
                           conoscenza è indicato da un vocabolo etimologicamente e semantica-
                           mente legato alla sfera del gusto. Nelle Etymologiae di Isidoro di Sivi-
                           glia si legge che il sapiente è così chiamato da sapore (sapiens dictus a sa-
                           pore). Infatti il gustante distingue il sapore dei cibi come il sapiente co-
                           nosce le cose in quanto le distingue secondo un criterio di verità. E il






                           34  Entrambi i pensieri sono riportati da M. Scheler nel suo libro Amore e cono-
                           scenza, a cura di L. Pesante, Liviana, Padova 1967, pp. 23, 25.



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