Page 82 - Costellazioni 6
P. 82
ROMEO bUFALO, L’amore dei classici. Per un’erotica del sapere
prossimità della soglia che separa i due mondi, infatti, Orfeo si volta
a guardare la sua donna, la quale scompare per sempre mentre gli
sfiora la spalla con la mano. La ragione del dramma sta nel fatto che
Orfeo con gli occhi ed Euridice con la mano hanno cercato di accor-
ciare la distanza che era la condizione indispensabile della possibilità
31
di incontrarsi, anche dopo l’esperienza della morte . La stessa cosa
accade con il sapere. Il desiderio può continuare a patto che l’oggetto,
la cosa in se stessa, non si lasci mai definitivamente possedere e con-
sumare, perché con la scomparsa dell’oggetto scomparirebbe anche
la tensione amorosa che l’alimenta. Il pensiero esplica la sua potenza
solo se tiene lontana da sé l’illusione di poter disporre e possedere
tutta intera la Verità; se abbandona, cioè, «la pretesa di svelare il mi-
stero del mondo, manifestando ogni suo intimo segreto in parole e
32
discorsi, senza ombre e senza resti» . Ora, è proprio questo “resto”
che sguscia e slitta sempre in avanti a catturare la nostra tensione,
oltre che la nostra attenzione.
Amore/odio, piacere/dolore formano, pertanto, l’intelaiatura logi-
co-emotiva dentro la quale si sviluppano le arti (figurative, musicali e
poetico-letterarie) e la riflessione filosofica e antropologica greca. Sono
cioè all’origine della cultura (e del modo di pensare) occidentale. Che
è il nostro modo di pensare. Anche a distanza di tanto tempo? Sì,
anche a distanza di tanto tempo. Anche a petto delle grandi trasfor-
mazioni tecnologiche? Sì, anche a petto delle grandi trasformazioni
tecnologiche. Noi oggi facciamo fatica ad associare sfera logica e sfera
emotiva, logos e aisthesis, condizionati come siamo da una tradizione
che le ha a lungo dissociate e contrapposte in maniera spesso radicale.
33
Come ha di recente ricordato Umberto Curi , a partire dal XIII secolo
Amore viene rappresentato, nelle arti figurative e in quelle poetico-
letterarie, come Cupido, ossia come il dio giovinetto e bendato che sca-
glia i suoi dardi alla cieca. L’amore, in questa versione rappresentativa,
non vede. Dunque è l’opposto della conoscenza che per i Greci, come
31 Ivi, pp. 9-10.
32 Ivi, p. 11.
33 U. Curi, Miti d’amore. Filosofia dell’eros, bompiani, Milano 2009, pp. 6-7.
80