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ROMEO bUFALO, L’amore dei classici. Per un’erotica del sapere


                           come agisce Perseo che sconfigge la Gorgone con astuzia e con corag-
                           gio; o a essere virtuosi come lo è, in modo esemplare, Priamo nel ce-
                           lebre episodio dell’Iliade in cui si reca da Achille per chiedergli il
                           corpo di Ettore ucciso in duello. Non forniscono, cioè, analiticamente,
                           istruzioni dettagliate su cosa fare di volta in volta (chi può, infatti,
                           prevedere in anticipo i singoli casi che potranno capitare a ciascuno?),
                           ma offrono modelli di comportamento etico e modi di pensare fondati
                           sulle corrispondenze analogiche e metaforiche.
                                 In altri termini, la poesia, come pure le altre forme artistiche, rea-
                           lizza il compito di rafforzamento del vincolo comunitario non attra-
                           verso il logos necessitante, ma tramite l’intervento di Peitho, cioè della
                           Persuasione. Non si tratta però di quella dimensione retorico-razionale
                           del discorso che prenderà, soprattutto a partire dall’ellenismo, il so-
                           pravvento sulla componente espressiva, poetica della parola. Peitho è
                           la forza mitica primordiale che, paradossalmente, agisce senza forzare.
                           La sua irresistibilità è quella di una forza che “vince cedendo”, abban-
                           donandosi: è la forza dell’amore. Questo ci segnala che il pensiero, il
                           Nous, nasce in Grecia sulla base di un vincolo che teneva insieme eros
                           e logos, prima che queste due sfere si rendessero autonome dando vita,
                           rispettivamente, a una parola poetica autoriflessiva sempre più chiusa
                           in uno spazio di ineffettualità estetica, e a una parola retorica comple-
                           tamente logicizzata, strumento di una persuasione che si affida uni-
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                           camente alla forza della ragione . Per tali motivi l’espressione amore del
                           pensiero è da prendere, anche qui, nel significato soggettivo del geni-
                           tivo, nel senso, cioè, che il pensiero, oltre che logos, è, contemporanea-
                           mente, amore, sia come philia, ossia amicizia e affetto, sia come eros,
                           ossia forza desiderante che non si estingue con il possesso di un oggetto
                           de-finito, ma riproduce, rigenera costantemente se stesso come tensio-
                           ne, dinamicità che si alimenta dello scarto sempre risorgente tra sog-
                           getto e oggetto, tra amante e oggetto (inestinguibile) d’amore. Nel rap-
                           porto amoroso così come lo concepisce Platone, ad esempio, l’oggetto
                           rimane sempre inafferrabile; ed è proprio questa inafferrabilità che ali-
                           menta e rinnova costantemente il desiderio, la vis erotica. Ora, questo





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