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ROMEO bUFALO, L’amore dei classici. Per un’erotica del sapere
che si darebbe una volta per tutte, ma ne genera una serie potenzial-
mente illimitata. E il soggetto che fa esperienza di questa pluralità ed
eccedenza di sensi prova un piacere sui generis. Più precisamente: prova
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quello che Jauss definisce piacere della comprensione estetica del senso ,
che egli contrappone polemicamente all’ascetismo estetico di Theodor
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Adorno . Classico è pertanto un testo (scritto, visto o ascoltato) for-
malmente compiuto che, da una certa distanza temporale, genera
nuovi sensi a ogni esperienza che se ne fa, attivando nel soggetto sto-
rico un sentimento estetico che, sulla scorta di Jauss, possiamo definire
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piacere comprendente .
Piacere e conoscenza sono cooriginari e reciprocamente inter-
connessi. Questa tesi sostenuta da Jauss è stata autorevolmente inau-
gurata, nella cultura occidentale, da Aristotele, il quale, nella Poetica,
aveva sostenuto che il legame che stringe piacere e conoscenza si ma-
nifesta, in modo peculiare, nella mimesis, vale a dire nella tendenza,
specie-specifica dell’essere umano, di rifare in immagini (poetico-ver-
bali, musicali o figurate) ciò che è accaduto nel mondo della praxis. Se
la mimesis è un tratto distintivo dell’animale umano, e se tipico della
mimesis è il piacere legato alla conoscenza che essa rende possibile, ne
deriva che «l’apprendere è, non solo per i filosofi, ma anche per tutti
gli altri uomini, un piacere grandissimo» . Il piacere consiste nel ri-
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conoscimento, ossia nella capacità di scorgere le somiglianze tra l’im-
19 H.R. Jauss, Esperienza estetica ed ermeneutica letteraria, a cura di b. Argenton,
il Mulino, bologna 1987, vol. I, pp. 100 e ss.
20 Sulla polemica relativa al piacere estetico della lettura di un testo, e del-
l’esperienza artistica in genere, che ha opposto Jauss ad Adorno, si rinvia al
dettagliato resoconto di A. De Sensi, Estetica ed ermeneutica dell’alterità in Hans
Robert Jauss, Trauben, Torino 2003, pp. 103-107.
21 Si tratta, naturalmente, di un piacere che non ha nulla a che vedere con il
semplice godimento fisico-sensibile, immediato, ma si avvicina a ciò che Kant
nella Critica della facoltà di giudizio chiamava «piacere disinteressato», consi-
stente nel sentire l’accordo con ciò di cui il soggetto sta facendo esperienza.
Sentire l’accordo con ciò che ci sta di fronte vuol dire scorgerne il senso, o
uno dei sensi possibili.
22 Aristotele, Poetica, 1448b, 13-15.
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