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ROMEO bUFALO, L’amore dei classici. Per un’erotica del sapere



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                           linconia che ad esso è connaturata» . E ancora: «Una classicità la cui
                           normatività sia stata ottenuta sacrificando il tempo e il ricordo non è
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                           più tale» . La conseguenza, secondo Carchia, è che si dà vero dominio
                           del classico non quando l’antico, garantito dalla tradizione, sia peren-
                           nemente valido, ma quando la sua “vitalità” venga riconosciuta e riaf-
                           fermata subito dopo la scoperta della sua perdita. Classico, da questo
                           punto di vista, è memoria dell’antico che si storicizza mostrando la
                           sua capacità di rispondere a problemi posti dal presente, come si di-
                           ceva all’inizio. Esso «vive della tensione fra la sfera sovratemporale
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                           del valore e quella temporale del ricordo e della memoria storica» . È
                           questa componente storico-memoriale che impedisce di identificare
                           l’antico con il “naturale” e di scambiare, conseguentemente, il ritorno
                           all’antico per un semplicistico ritorno alla natura.
                                 Ma un chiarimento importante in ordine al rapporto tra la con-
                           temporaneità e i classici si riscontra anche nelle pagine di Verità e me-
                           todo in cui Gadamer affronta in modo più circostanziato il problema
                           della distanza temporale, condizione decisiva, a suo avviso, ai fini della
                           comprensione. Interpretare un testo classico, dice Gadamer, significa
                           capire qualcosa di sé. «Il senso vero di un testo, come esso parla agli
                           interpreti, non dipende da quell’elemento occasionale che è rappre-
                           sentato dal suo autore e dal pubblico originario a cui esso si rivolge-
                           va». Quel senso è anche determinato «dalla situazione storica dell’in-
                           terprete e, quindi, dallo sviluppo storico obiettivo». Ogni epoca, pro-
                           segue Gadamer, «interpreta necessariamente qualunque testo in un
                           proprio modo, giacché il testo appartiene all’insieme della tradizione
                           che essa ha interesse a comprendere e nella quale si sforza di capire
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                           se stessa» . In questo senso, nella prospettiva ermeneutica la distanza
                           temporale «non è più un abisso da scavalcare perché separa e allon-
                           tana, ma è il fondamento dell’accadere in cui il presente ha le sue ra-







                           11  Ibidem.
                           12  G. Carchia, Arte e bellezza, cit., p. 15.
                           13  Ivi, p. 17.
                           14  H.G. Gadamer, op. cit., p. 346.



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