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ROMEO bUFALO, L’amore dei classici. Per un’erotica del sapere
cipale, Verità e metodo, intitolata Elementi di una teoria dell’esperienza er-
meneutica. Secondo Gadamer fra tradizione (in cui si radica il classico)
e ragione non c’è un contrasto insanabile. Specie nel campo delle scien-
ze dello spirito, i cui “oggetti” sono testi da interpretare e non dati naturali
da descrivere e classificare, il nostro rapporto con il passato non può essere
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pensato nei termini di una «semplicistica opposizione» . Noi stiamo
costantemente dentro le tradizioni, perché ciò che esse dicono non è
qualcosa di estraneo a noi. «È invece qualcosa che già sempre sentiamo
come nostro»; perché la comprensione, tipica delle scienze dello spirito,
al contrario della spiegazione, propria delle scienze della natura, «vede
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il passato come qualcosa che le parla, che la interpella» .
Nel quadro di questo rapporto passato-presente si inserisce la di-
scussione sul concetto di “classico” che, nel progetto di Gadamer, assu-
me uno statuto privilegiato in ordine all’autocomprensione storica del
soggetto (singolo e collettivo). A suo avviso, si può parlare di classicità
quando «una fase dello sviluppo storico dell’uomo viene considerata
come una configurazione matura e compiuta dell’umano». A causa però
della sua compiutezza e “perfezione” formale, questa fase non è solo
un momento storico-cronologico, ma acquista anche un significato nor-
mativo che non ha, tuttavia, un valore soprastorico. È una norma che si
alimenta della stessa sostanza temporale che l’ha posta in essere perché
viene ogni volta convalidata dall’«atto storico […] che mantiene in es-
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sere un certo vero attraverso una sempre rinnovata verifica» . E ancora:
Quando chiamiamo qualcosa “classico”, lo facciamo […] in base a una
coscienza di permanenza, di indistruttibilità, in base, cioè, al ricono-
scimento di un significato indipendente da ogni situazione temporale;
classico è così una specie di presente fuori del tempo, che è contempo-
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raneo ad ogni presente .
4 H.G. Gadamer, Verità e metodo, a cura di G. Vattimo, bompiani, Milano 1997,
p. 330.
5 Ivi, p. 331.
6 Ivi, p. 336.
7 Ivi, p. 337.
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