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ROMEO bUFALO, L’amore dei classici. Per un’erotica del sapere
La difficoltà non sta nell’intendere che l’arte e l’epos dei
Greci siano legati a certe forme dello sviluppo sociale.
La vera difficoltà è rappresentata dal fatto che essi con-
tinuano a suscitare in noi un godimento estetico e co-
stituiscono, sotto un certo aspetto, una norma ed un
modello inarrivabili.
K. Marx, Per la critica dell’economia politica
Non si leggono i classici per dovere o per rispetto, ma
solo per amore.
I. Calvino, Perché leggere i classici
1. Un’idea di “classico”
Nella voce Classico scritta alla fine degli anni Settanta per l’Enciclopedia
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Einaudi , Franco Fortini ricordava la perentorietà quasi sprezzante con
cui, subito dopo la Seconda guerra mondiale, André breton aveva
espresso, a nome di un’intera generazione, il rifiuto del logos, sotteso,
a suo avviso, a ogni idea di “classico”: «La Grecia – aveva scritto il
poeta surrealista – non è mai esistita. Essi non passeranno». «Essi»
erano i rappresentanti della borghesia e del capitalismo industriale,
tutti rigorosamente classicisti e cartesiani, a cui la classe operaia avreb-
be dovuto sbarrare la strada. Come è noto, “essi” non solo passarono,
ma assegnarono ai tecnici e ai militari l’esercizio delle virtù classiche,
lasciando, per converso, ampia libertà di “irrazionalismo” alle varie
industrie culturali del tempo .
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Questo atteggiamento risolutamente anticlassico non era, del
resto, nuovo. Già alla vigilia del primo conflitto mondiale, infatti, la
nozione di “classico” aveva subito una trasformazione radicale rispet-
to al significato assegnatole dal classicismo umanistico. Per autori
1 F. Fortini, Classico, in Enciclopedia Einaudi, Einaudi, Torino 1978, vol. III, pp.
191-202.
2 Ivi, p. 197.
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