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b. ZIMMERMANN, Classicismo e anticlassicismo nella filologia e letteratura tedesca alla fin de siècle
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Musik» e cerchi di imitare la musica con le parole . La poesia lirica è ad-
dirittura «nachahmende Effulguration der Musik und bildern und begrif-
fen». Effulguration altro non è che la latinizzazione del greco
συγκεραυνωθείς. Al centro di questa visione, che appare all’exarchōn e al
coro ditirambico, si troverebbe Dioniso, «der eigentliche bühnenheld», di
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cui in un primo momento si rappresenterebbe la sola presenza . Più tardi
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si cercherebbe anche di mettere in scena il dio con le sue sofferenze . Negli
eroi della tragedia ormai formata sarebbe sempre presente il dio – del resto,
un’idea che da allora non ha mai dato pace a chi si occupa del genere tra-
gico. Il coro, cuore di ogni tragedia, trasmetterebbe l’aura e l’estasi dioni-
siaca. Questo fenomeno dell’entusiasmo dionisiaco si verifica come un’epi-
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demia: «eine ganze Schar fühlt sich in dieser Weise verzaubert» .
Nel dramma maturo del V secolo a.C. le parti corali sarebbero
relitti del coro dionisiaco, «der sich immer von neuem wieder in einer
apollinischen bilderwelt entladet. Jene Chorpartien, mit denen die Tra-
gödie durchflochten ist, sind gewissermaßen der Mutterschoß des
ganzen sogenannten Dialogs, d.h. der gesamten bühnenwelt, des ei-
gentlichen Dramas. In mehreren aufeinanderfolgenden Entladungen
strahlt der Urgrund der Tragödie jene Vision des Dramas aus: die
durchaus Traumerscheinung und insofern epischer Natur ist, andrer-
seits aber, als Objektivation eines dionysischen Zustandes, nicht die
apollinische Erlösung im Scheine, sondern im Gegenteil das Zerbre-
chen des Individuums und sein Einswerden mit dem Ursein dar-
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stellt» . Il “terrore” (Grausen) che provocherebbe la frantumazione
dell’individuo andrebbe a costituire, insieme con l’estasi gioiosa, l’es-
24 Ivi, p. 42.
25 Ivi, p. 54.
26 A questo proposito è interessante la notizia tramandata da Pausania VIII
37, 5: Onomacrito avrebbe introdotto riti orfici, che ruotavano intorno alle
sofferenze (παθήματα) inflitte a Dioniso dai Titani.
27 Ivi, p. 52.
28 Ivi, pp. 52 e ss.
29 Ivi, pp. 24 e 28. Il terrore è indicato come effetto della poesia nell’Encomio di
Elena del sofista Gorgia (9): φρίκη περίφοβος, «brivido pieno di paura», è un
effetto della poesia.
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