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max Weber, Sociologia della musica, cura e traduzione di candida
                           felici, il Saggiatore, milano 2017, pp. 183, 19 €.


                           L’enigma della Musiksoziologie fu sciolto già nelle prime settimane suc-
                           cessive a quel giugno 1920 in cui Max Weber, morendo, lasciò alla mo-
                           glie Marianne e ai discepoli il compito assai arduo di mettere in ordine
                           la sua scrivania. Nel caos dei manoscritti, nell’urgenza di dar forma
                           compiuta a quel laboratorio impressionante che innovava, setacciava o
                           comunque sfiorava ogni campo dello scibile, pur senza titolo, senza data
                           evidente (ma per lo più 1912-13), confuso con gli immensi faldoni di
                           Economia e società, il trattato sulla musica, incisivo anche se incompiuto,
                           nel suo tracciato quanto mai specialistico, andò incontro a un destino
                           più semplice di altri. Già nel 1921, a un anno quindi dalla dipartita di
                           Weber, Theodor Kroyer, musicologo che anni dopo si sarebbe adagiato
                           nelle braccia nazionalsocialiste, ne fece un’edizione a parte con titolo fa-
                           sullo, I fondamenti razionali e sociologici della musica. Poco dopo, nella se-
                           conda edizione del 1925, il trattato fu reinserito in appendice nell’alveo
                           accogliente di Economia e società, come poteva suggerire qualche riman-
                           do sperso nella Herrschaftssoziologie, e così, come volume quinto del pre-
                           sunto opus magnum weberiano, è stato tradotto da noi per mano di En-
                           rico Fubini nel 1961: come un’ulteriore, certo assai ardua, sociologia re-
                           gionale, sotto l’ombrello dispersivo di Economia e società.
                                 Tuttavia nei decenni, benché l’originale sia andato perduto alla
                           fine della Seconda guerra mondiale, l’esteriorità del trattato al progetto
                           titanico è apparsa chiara. A far da base all’edizione che a lungo, a meno
                           di improbabili nuovi reperti, varrà come definitiva – quella della Ge-
                           samtausgabe a cura di Christoph braun, uscita per Mohr nel 2004 e che
                           oggi fa da base all’ottima traduzione italiana, per la cura sapiente della
                           musicologa Candida Felici – è quindi la stampa del 1921. Finalmente,
                           con una proposta di scansione in capitoli e paragrafi che, sebbene edi-
                           toriale, di sicuro ne accresce la leggibilità, il testo appare nella sua au-
                           tonomia, come abbozzo ben tornito di una sezione dell’irrealizzata so-
                           ciologia weberiana della cultura, officina della sua faustiana erudizio-
                           ne e terreno di prova di alcune tesi ricorrenti (il paradigma della ra-
                           zionalizzazione, la comparazione culturale antievoluzionista, il rap-
                           porto contingente tra mentalità cetuali, innovazioni tecniche e attitu-
                           dini etiche).



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