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chele Prisco che, prendendo le distanze dalle soluzioni del Neoreali-
smo, scelgono di ambientare le vicende nella Napoli fascista: in Gior-
nale di adolescenza e La dama di piazza, a cui è dedicato il terzo capitolo,
la città è il punto d’osservazione privilegiato per lo studio del divenire
di cui i luoghi recano traccia.
Il quarto capitolo ospita un’attenta ricognizione sulla narrativa
degli anni Settanta, quando la rappresentazione di Napoli si polarizza
attorno a due metafore: se da un lato, nei racconti di Patroni Griffi, Pu-
gliese e Striano, ricorre l’immagine della metropoli infernale e male-
detta, dall’altro si diffonde la tendenza a una smaterializzazione del
tessuto urbano, deprivato di qualsiasi referenzialità mimetica, come
in Una spirale di nebbia di Prisco o Le indecenze di Sorcier di Striano.
Nel quinto capitolo il discorso si sofferma anche su Domenico
Rea, che approda alla scrittura narrativa solo nel 1959, dopo una lunga
carriera da giornalista e fotografo; i suoi romanzi, racchiusi nella tri-
logia Rosso Napoli, ricostruiscono la topografia urbana dal secondo Do-
poguerra fino ai giorni d’oggi.
L’ultima parte del volume ospita un’appendice che riporta la tra-
scrizione del carteggio intercorso tra Pomilio e La Capria tra il 1961 e
il 1969: il documento inedito, custodito presso il Centro per gli Studi
sulla Tradizione Manoscritta di Autori Moderni e Contemporanei
dell’Università di Pavia, è prezioso per ricostruire il rapporto tra i due
scrittori e le problematiche relative alla crisi del romanzo nate nel con-
testo postmoderno.
Sara Lorenzetti
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