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michele cometa, Perché le storie ci aiutano a vivere. La letteratura
                           necessaria, Raffaello cortina, milano 2017, pp. 427, 33,00 €.


                           In un libro denso di implicazioni non solo per l’antropologia e la storia
                           del folklore che è Una storia notturna, Carlo Ginzburg, in chiusura della
                           sua affascinante ricognizione tra costumi sciamanici e storia della cul-
                           tura, che si dipana come una immensa narrazione tra mondi lontanis-
                           simi, così la riassume: «Raccontare significa parlare qui e ora con
                           un’autorità che deriva dall’essere stati (letteralmente o metaforicamen-
                           te) là e allora». Questa è – conclude lo studioso – «la matrice di tutti i
                           racconti possibili».
                                 Questa  immagine  introduce  una  prospettiva  letteralmente
                           abissale sulla narrazione, penetrando a fondo dentro la sua essenza
                           – storica, beninteso –, che si condensa in una apparentemente sem-
                           plice questione: da dove parla il narratore? O – per usare le parole
                           del Walter benjamin del saggio sul Narratore (che anche Ginzburg
                           cita in nota) –: da dove attinge il narratore la sua autorità? Dalla
                           morte, è la risposta del filosofo berlinese, ovvero dall’esperienza su-
                           prema che l’organismo deve sperimentare.
                                 Walter benjamin è lo stesso autore che appare, come nello studio
                           di Ginzburg, in chiusura di questo lavoro di amplissimo respiro e dai
                           propositi altrettanto ambiziosi di Michele Cometa, il quale cita in con-
                           clusione tre brevi testi benjaminiani che girano intorno alla questione
                           che è alla base di questo libro: narrare è un lenimento all’angoscia con-
                           naturata alla vita, l’unico modo che ha l’uomo di vincere la morte. «La
                           narrazione […] ama tornare alle proprie origini prelinguistiche, quan-
                           do era poco più di una sequenza di gesti intervallati da minimi suoni,
                           ma non smette di esercitare il suo potere di compensazione e di eso-
                           nero» è la conclusione dell’autore, docente di Storia comparata delle
                           culture e Cultura visuale all’Università di Palermo. Il gesto di Cometa
                           è in effetti molto simile a quello di Ginzburg, un gesto di reinterpreta-
                           zione che intende ritrovare le radici profonde del fenomeno narrativo
                           per indagarne la fascinazione che ha sempre esercitato sull’uomo. La
                           ricerca dunque si fa necessariamente molto vasta, con lo scopo, espli-
                           citato sin nelle prime pagine dei Ringraziamenti, di «dare una risposta
                           dal punto di vista della teoria della narrazione e della letteratura alla
                           teoria dell’evoluzione, alla psicologia evoluzionista, al cognitivismo e



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