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Alberto moravia, Quando verrai sarò quasi felice. Lettere a Elsa
                           Morante (1947-1983), a cura di Alessandra Grandelis, bompiani,
                           milano 2016, pp. 270, 19 €.

                           La raccolta di lettere che Alberto Moravia scrive alla moglie Elsa Mo-
                           rante tra il 1947 e il 1983 non ricostruisce soltanto la storia di un ma-
                           trimonio celebre, né si limita a fornire particolari privati di situazioni
                           pubbliche. Come scrive Alessandra Grandelis nella sua Introduzione al
                           libro, l’epistolario è un documento che trae il suo valore dall’essere «te-
                           stimonianza intima di un legame in cui la vita non può mai essere del
                           tutto separata dall’arte» (p. V). I 113 testi pubblicati riflettono periodi
                           di lontananza tra i coniugi, separazioni più o meno lunghe durante le
                           quali i due mantengono un contatto intellettuale, affettivo e quasi fisi-
                           co. Mentre il matrimonio entra in crisi e la coppia inizia a disgregarsi,
                           Moravia informa la moglie della sua quotidianità. «Sono uscito sono
                           andato a comprare la roba: pane uova caffè ecc.» (p. 3), «a Roma fa fre-
                           sco e si sta bene», «io lavoro molto» (p. 12). La aggiorna in merito alle
                           ricerche di una nuova casa («non possiamo continuare a stare qui, que-
                           sto è sicuro», p. 3); le dà notizie sulla salute degli amati gatti («i gatti
                           stanno bene, ma bisognerà dare via Tit», p. 12).
                                 Ricucendo tra loro lettere, cartoline e telegrammi in gran parte
                           finora inediti, il libro offre un’immagine inaspettata della relazione tra
                           i due scrittori. Nella prospettiva privilegiata di Moravia, a cui appar-
                           tiene la quasi totalità dei documenti, il rapporto si manifesta soprattut-
                           to come cura e attenzione nei confronti dell’altro, ma anche preoccu-
                           pazione e percezione di una distanza a tratti incolmabile. Il lettore si
                           trova a scoprire un Moravia nostalgico di un amore ormai svanito e
                           consapevole di un rapporto divenuto asimmetrico: «purtroppo il mo-
                           mento in cui ti amai di più fu quello in cui tu decidesti di non amarmi
                           più affatto» (p. 23); un marito ancora innamorato che vorrebbe annul-
                           lare la lontananza dalla moglie: «quando non ci sei sento una terribile
                           mancanza e penso spesso a te e desidero vederti» (p. 29); un uomo
                           solo bisognoso di condividere i propri pensieri con la donna amata:
                           «la sera è il momento in cui penso a te di più e così ogni volta che
                           penso a te, mi dico che debbo scriverti le cose che penso» (p. 49).
                                 Le lettere si intensificano in corrispondenza dei numerosi viaggi
                           dello scrittore, che alla moglie lontana racconta i luoghi con lo stesso



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