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sguardo dell’autore dei famosi reportage, interessato più agli ambienti
umani e agli incontri che alla descrizione fisica degli spazi. A Elsa, che
non gli risponde e che non vorrebbe «sentir parlare di viaggi» (p. 84),
Alberto replica bruscamente che non saprebbe di che cos’altro parlarle,
«visto che sto viaggiando» (ivi). Subito dopo però le parla della stan-
chezza del lungo periodo passato in Russia e della nostalgia delle abi-
tudini della vita romana, da cui era fuggito per noia.
Pur nelle inevitabili lacune narrative tra una lettera e l’altra, in
cui si indovinano contatti telefonici o incontri di persona, il legame co-
niugale si rivela una presenza costante nella vita di Moravia, che passa
dal desiderio alla nostalgia, dal ricordo alla speranza di ricongiungersi
con una donna con cui dice di stare molto bene. Sono gli stati d’animo
alterati di Elsa le ragioni degli allontanamenti: «ma se tu sei calma e
serena, io mi sento subito come d’incanto molto a mio agio» (p. 111).
Nel tentativo di prendersi cura – anche nelle questioni della vita
pratica – di una moglie sempre più distante, lo scrittore si rivolge a lei
per condividere pensieri, fasi creative, decisioni. Accanto al diario in-
timo di un animo inquieto, si legge la storia di un’esistenza attraver-
sata da un pervasivo senso di noia, che si declina in angoscia o in di-
sperazione, a seconda dei momenti. In Elsa lo scrittore sembra intra-
vedere un sollievo dalla sua sofferenza: «se fossi qui mi sentirei meno
disperato» (p. 127). Ma la vicinanza con la moglie si rivela anche linfa
vitale per la parola letteraria: «non immagino per adesso insomma di
esistere e di esprimermi senza di te» (p. 169).
Valeria Merola
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