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MICHELE NAPOLITANO, Il liceo classico: qualche idea per il futuro
con la domanda che nell’ottobre del 1989, in un bell’articolo sulla «Re-
pubblica», si poneva beniamino Placido: «A che serve un fiore?». A
nulla, appunto. Il che non implica che dei fiori si possa fare a meno.
Al contrario. Come non riandare con la memoria a quella pagina stra-
ordinaria del sesto capitolo del primo tomo dei Miserabili ove si de-
scrive il giardino di don Myriel, vescovo di Digne? Eccola, nella tra-
duzione di Mario Picchi: «Il giardino […] si componeva di quattro via-
letti incrociati che convergevano intorno a un pozzo di scolo […]. I
viali formavano quattro quadrati orlati di bosso. In tre, madame Ma-
gloire coltivava legumi, nel quarto il vescovo aveva piantato dei fiori.
Qua e là c’era qualche albero da frutto. Una volta madame Magloire
gli aveva detto con una specie di dolce malizia: – Monsignore, voi sa-
pete cavar profitto da tutto, ma questo è un pezzo di terra inutile. Sa-
rebbe meglio che ci tenessimo insalata e non fiori. – Madame Magloire,
– rispose il vescovo, – vi sbagliate. Il bello è utile quanto l’utile. – E
dopo una pausa aggiunse: – Forse di più».
Ma è poi vero che le cose stanno così? È vero, cioè, che il greco e
il latino non servono a niente e vanno dunque preservati unicamente
in virtù della loro bellezza? Alla domanda che si poneva nell’ormai lon-
tano 1989, beniamino Placido suggeriva una risposta i cui presupposti
sono adesso ripresi e approfonditi da Maurizio bettini, il quale dedica
il primo capitolo del suo libro più recente appunto alle «ambiguità del
servire»: «la nozione di “servire a” ha un carattere assolutamente rela-
tivo: tutto dipende dalla prospettiva assunta da chi la usa e dalle ne-
cessità che ci si presentano» . Un presupposto sul quale bettini, nella
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scia di Martha Nussbaum , fonda un ragionamento che individua nella
formazione umanistica potenzialità di lettura del mondo, di questo no-
stro mondo così diverso da quello nel quale la mia generazione è cre-
sciuta, così nuovo, così difficile, che non mi sentirei di contestare. Un
ragionamento la cui fondatezza, al contrario, sono pronto a sottoscri-
vere con convinzione, specie per quanto attiene all’idea che una buona
6 Ivi, p. 5.
7 M.C. Nussbaum, Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cul-
tura umanistica, trad. it. di R. Falcioni, il Mulino, bologna 2011.
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