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GIULIA FERRI, «Voglio liberarmi dei rimorsi che mi pesano addosso»
Al problema della noia, dell’insoddisfazione per la monotona vita
d’ufficio e del senso di degrado dato dall’umanità che lo circonda
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(«vita di tignola», la definisce ), si accompagna la delusione per la
mancata affermazione del proprio valore e dell’appartenenza alla
Nazione. Anche all’inizio di Infanzia di Nivasio Dolcemare, pubblicato
molti anni dopo, viene raccontata chiaramente la frustrazione di que-
sti mesi, la sensazione di sentirsi fuori luogo tra gli altri soldati e il
dolore di chi è incompreso e sottovalutato.
In guerra, Nivasio Dolcemare era soldato: soldato semplice. Il suo foglio di
congedo attesta che il «soldato Dolcemare Nivasio ha servito la patria con
fedeltà e onore». Ma di questa fedeltà, di questo onore, perché mancano a
lui quei segni tangibili, di cui i suoi compagni sono così copiosamente fre-
giati? […] A nessuno passò mai per la mente che a questo gregario così di-
stratto, così disinteressato, così assente, si potessero affidare i compiti più as-
surdi, chiedere i maggiori sacrifici. Nessuno mai capì che il soldato Dolce-
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mare era pronto a tutto .
Pochi mesi prima del ritorno in Italia, Savinio mostra tuttavia di
avere ancora speranza che le sue sorti possano cambiare, scrivendo
a Soffici di aver fatto domanda per il corso da ufficiali e ribadendo
la sua necessità di liberarsi dei rimorsi che ha per non aver dimostra-
to abbastanza la sua italianità . La domanda viene però rifiutata e
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la guerra termina prima che egli possa ottenere un trasferimento.
Non gli resta che tornare in Italia senza aver ottenuto il tanto desi-
derato riscatto.
Il racconto del rientro è affidato a Fòskolos e Il ritorno dell’argo-
nauta, testi che si è de o essere in parte sovrapponibili. La partenza
dal fronte macedone è vissuta in maniera ambivalente: da un lato la
consapevolezza di non avere interesse a restare a Salonicco, dall’altro
la sensazione di aver instaurato un legame con quel «bazàr di
37 Le era a Soffici del 29 giugno 1918.
38 A. Savinio, Infanzia di Nivasio Dolcemare, cit., pp. 575-576.
39 Le era a Soffici del 29 giugno 1918.
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