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GIULIA FERRI, «Voglio liberarmi dei rimorsi che mi pesano addosso»


                la guerra abbia avuto un impatto tale non solo da determinare un
                riassestamento degli equilibri internazionali, ma anche da provoca-
                re profondi cambiamenti all’interno della società italiana. Quest’ul-
                tima, sostiene Savinio in Recommencement, articolo pubblicato sulla
                «Vraie Italie» nel 1919, aveva assoluto bisogno di uscire da una si-
                tuazione politica deleteria e dai tentacoli austriaci, e il conflitto mon-
                diale era stato la via di fuga. L’azione riformatrice della guerra è,
                d’altro canto, insita nella sua stessa essenza, secondo il nostro auto-
                re. Egli considera il conflitto bellico «una forza che soffia sul mondo
                come un vento intermittente», la cui origine è racchiusa «fuori della
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                zona che circoscrive i fatti degli uomini e della loro società» , tanto
                che non andrebbe nemmeno giudicato, ma solo preso come un dato
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                di fatto .
                     Savinio non è indifferente alle conseguenze terribili che la guerra
                determina e la teme, dirà più tardi, «perché porta la morte, porta la fe-
                rocia, porta la sofferenza, porta la distruzione, porta la miseria; […]
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                porta la stupidità» . Allo stesso tempo però rifiuta il «pacifismo come
                amplificazione del moralismo», che considera una «forma di rammol-
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                limento» , ostacolo alla portata rivoluzionaria del confli o. Le figure
                e le imprese belliche italiane degli anni 1850-1875 avevano dato nuovo
                vigore allo spirito italiano, sosteneva Savinio in Epoca Risorgimento, ca-
                pitolo di Hermaphrodito pubblicato sulla «Voce» nel 1916, e lo ribadisce
                in Recommencement. L’impresa libica, coincidente con la fase “eroica”
                del movimento futurista, aveva poi determinato nuovamente il con-
                vergere delle esigenze spirituali con le esigenze a ive, mostrando l’ef-
                fe iva potenzialità degli italiani di diventare nuovamente grandi e por-





                46  A. Savinio, Osservatorio. Psicologia della guerra, in «il Primato Artistico Italiano», II, 4,
                maggio-giugno 1920, p. 30. Sul fatalismo della guerra si vedano anche l’articolo di Savinio
                Scherzi di Marte, in Sorte dell’Europa, cit., pp. 57-60 e il capitolo di Hermaphrodito intitolato
                La guerra, in Hermaphrodito e altri romanzi, cit., pp. 36-39.
                47  L’autore non è distante, in questo, dal Serra dell’Esame di coscienza di un le erato, in
                cui la guerra è considerata un fenomeno congenito nella stessa natura umana, da ac-
                ce are senza tentare di comprenderne le ragioni. I risultati di questa riflessione sono
                però piu osto diversi, poiché il cesenate, a differenza di Savinio, non crede nella ca-
                pacità dei confli i bellici di mutare l’asse o della società.
                48  A. Savinio, Rivelazione del dopoguerra, in Scri i dispersi, cit., p. 1067.
                49  Ivi, p. 1068.


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