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GIULIA FERRI, «Voglio liberarmi dei rimorsi che mi pesano addosso»



                   De tout le sang qui détrempa l’Europe, nous pourrons injecter dans nos veines
                   un quantitatif puissant de globules rouges. C’est là une cure bien plus éfficace
                   que celle pratiquée autrefois par les personnes débiles dans les débiles des tou-
                   chés. D’avoir mordu dans la chair vive, nos dents en sont plus aigues et plus
                   blanches: nous sommes les loups. […] Nous avons le devoir de prolonger la
                   lu e au délà des limites imposées par tout congrès pacifiste. Nous comba ions
                   pour quelque chose qui est mieux que la santé publique. […] Nous devons
                   abonnir les cœurs et les esprits. […] Nous devons purger nos jeunes entrailles
                   de ce virus lyrique qui s’infiltre et fuit comme le mercure .
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                L’autore si serve di un simile linguaggio per definire il bisogno del-
                l’arte di passare da uno stato di apatia a uno di accesa virilità, in cui
                l’artista prenda pienamente il comando dei mezzi di cui dispone e
                possa finalmente avere un peso nel suo presente. Viene so olineata la
                necessità di abbandonare l’arte che manifesta un eccessivo sentimen-
                talismo e che reca in sé le tracce del decadentismo, affinché le venga
                tolta la qualifica di divertissement e le si restituisca il suo peso fonda-
                mentale nella società. Per fare ciò, so olinea Savinio nelle le ere a Sof-
                fici del 18 e 24 dicembre 1918, gli artisti devono innanzitu o fare pro-
                pria l’idea di essere parte del proprio tempo e di non poter restare
                chiusi in un’Arcadia poco ancorata alla realtà. Solo in questo modo è
                possibile valorizzare il sacrificio della guerra e rendersi degni di ap-
                partenere alla patria italiana.
                     È questo il periodo di maggior nazionalismo dell’autore, che
                ostenta in più occasioni la presunta superiorità del suo popolo, motivo
                d’invidia da parte degli altri, da ribadire anche a suon di ceffoni e pe-
                date, qualora venga negata. Si veda per esempio Parallelo, articolo scrit-
                to nell’o obre 1918:


                   Siamo Nazione, e Nazione grande, non per effe o di conquiste, non per bravate
                   militari, non per bo e e prepotenze, ma per ragioni di natura, di essenza. Così
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                   vero che eravam Nazione ancor prima di esserlo .




                54  A. Savinio, Nous – les loups, in P. Italia, Il pellegrino appassionato, cit., p. 399.
                55  Parallelo non fu edito dall’autore e ora è pubblicato in P. Italia, Il pellegrino appassionato,
                cit., pp. 402-403.


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