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MARTINA VOLPE, «Morire secondo i regolamenti». Gli intelle uali della «Diana» al fronte



                   Partirò da Parma domenica prossima: ci hanno oramai insegnato a morire se-
                   condo i regolamenti. Sarò a Napoli lunedì sera. Ma fino a quando vi resterò?
                   La sorte di chi ti scrive è più oscura della mezzano e.
                   Quanto a te, procedi con calzari di piombo. La fre a non è stata mai una buona
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                   consigliera. Specialmente in materia grigioverde .
                E dopo qualche giorno, da Padova:


                   Mio buon Gherardo,
                   mi trovo qui, a disposizione del ministero della Guerra.
                   Come ciò sia avvenuto ti dirò poi.
                   Per ora mi ricordo a te. Ho bisogno, solo e lontano come sono, di ricordarmi
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                   agli amici buoni .
                «Morire secondo i regolamenti»: l’espressione, efficace e tremenda in-
                sieme, conferma le intuizioni di Ungare i – «Cestaro è più di tu i “di-
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                re o”» – stimandone la purezza linguistica e la capacità di racchiu-
                dere in poche parole uno stato d’animo complesso. L’automatismo dei
                reparti militari e la meccanicità delle azioni belliche azzerano i rap-
                porti umani, cosicché ogni giorno assomiglia a un altro, in un eterno
                presente deformato in cui non c’è spazio per l’iniziativa del singolo.
                Non stupisce quindi il richiamo alla prudenza che Cestaro rivolge al
                cugino affinché eviti una nuova chiamata so o le armi. Dopo il primo
                anno di guerra gran parte dei collaboratori lontani dal fronte, o non
                dire amente impegnati negli obblighi militari, si ingegnano per non
                essere ulteriormente coinvolti, si ra ristano per il destino degli amici
                in prima linea e si rallegrano fortemente quando hanno notizia del ri-
                torno di un compagno, come in queste due le ere (non datate ma ri-
                salenti al marzo e al giugno 1917) inviate a Marone da Auro D’Alba,
                dire ore della rivista «Cronache le erarie».





                52  M. Cestaro, le era a Gherardo Marone, ms. aut., inedita, 8 o obre 1916, Parma (Fondo
                Gherardo Marone – La Diana, AdN).
                53  Id., cartolina a Gherardo Marone, ms. aut., inedita, 18 o obre 1916 (Fondo Gherardo
                Marone – La Diana, AdN).
                54  G. Ungare i, Da una lastra di deserto, cit., p. 61.


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