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MARTINA VOLPE, «Morire secondo i regolamenti». Gli intelle uali della «Diana» al fronte
ventista e fedele interprete della ba aglia le eraria napoletana della
«Diana», dalle cui pagine indirizza a acchi virulenti ai rivali parteno-
pei, come accade per Ferdinando Russo, dire ore di «Vela latina»,
«giornale o salamandra che oggi passa fra il fuoco del mondo senza
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bruciarsi» , rivista vassalla del movimento futurista, colpevole di non
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esser nulla fuorché vacuo strumento di parole altrui :
Non faccia il poeta Ferdinando Russo, egli che non saprà nel fragore della bat-
taglia aspirare il canto misterioso del crepitio dei fucili e riguardare il cielo
ogni tanto per cogliere il segno del proprio destino, non faccia il poeta, non si
può farlo, si è; […]. S’immoli volontario alla grandezza d’Italia, or che fa biso-
gno d’uomini, s’irrori d’immortale bellezza or che c’è gloria per tu i, gridi tra
il fuoco i nomi più sacri ad ogni italiano, e avrà compiuto l’a o più luminoso
di sua vita. […] Ma egli è una tarda salamandra verdognola, non il cigno bian-
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co che canta un solo canto e chiude gli occhi colmi di cielo per sempre .
La scri ura di Cestaro, che certamente era il più poeta tra i primi diani-
sti, non resta indifferente all’incontro con la guerra. Come per Marone,
si assiste a un repentino abbandono del piglio eroico. È interessante
quindi rileggere alcuni versi che salutano l’ingresso dell’Italia in guerra,
in cui ancora la vena oratoria ben si accompagna all’esuberante baldanza
del poeta, tu a profusa nella superiore impresa di risca o nazionale.
46 M. Cestaro, La salamandra Ferdinando Russo, in «La Diana», I, 6, 15 maggio 1915, p.
117.
47 La rivista, fondata a Napoli, era una delle sedi privilegiate di pubblicazione di Mari-
ne i. Nonostante anche «La Diana» avesse pubblicato molti versi di scri ori futuristi –
come Corrado Govoni, Luciano Folgore, Auro D’Alba – con la rivista di Russo la pole-
mica era aperta, poiché rappresentava ciò che del futurismo i dianisti rige avano, pre-
ferendo il futurismo lacerbiano alle stravaganti aberrazioni marine iane. Così ne parla
anni dopo Marone: «Mentre a Napoli il generoso poeta Ferdinando Russo si lasciava
sedurre dal burrascoso Marine i, ospitando nella vasta “Vela latina”, a fianco delle sue
saporose poesie diale ali, le meccaniche ed estrinseche “parole in libertà”, noi, ragazzi,
non cademmo nella pania, ed anche quando “Lacerba” fu espugnata dalla brigata fu-
turista, continuammo a camminare per la nostra strada, cercando di capire quel che di
veramente profondo maturava nella cultura italiana di allora», in G. Marone, Ricordo di
una vecchia rivista, cit., p. 146.
48 M. Cestaro, La salamandra Ferdinando Russo, in «La Diana», I, 6, 15 maggio 1915, p.
118.
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