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MARTINA VOLPE, «Morire secondo i regolamenti». Gli intelle uali della «Diana» al fronte


                l’ambiente della «Diana» è definito. Le prose civili e politiche dimi-
                nuiscono sempre più e la rivista è finalmente uno spazio poetico. Al
                fronte, nelle trincee, o nelle caserme silenziose, il bisogno di fissare,
                con la necessaria rapidità dovuta alle difficoltà della vita militare,
                improvvise disperazioni a strapiombo nell’anima degli uomini, mo-
                stra l’insufficienza del manierismo futurista, la vacuità dell’epica di
                guerra, l’esaurimento del registro crepuscolare-pascoliano. Il ritorno
                a Benedetto Croce, che in più occasioni aveva pubblicato sulla rivi-
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                sta , significa un definitivo allontanamento dall’avanguardismo e
                dal radicalismo marinettiano a favore di una poetica intuitiva ed es-
                senziale, capace di intercettare e accelerare l’evocatività dei singoli.
                Sia la linea “vociana” del frammento di matrice espressionistica, sia
                quella lirica della «Voce» bianca, non furono in grado di rispondere
                a quell’angoscia esistenziale che l’esperienza della guerra aveva sca-
                vato nei poeti soldati. «Siamo la generazione più deserta, più sban-
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                data e più disincantata» : questa l’interpretazione che Marone diede
                dei giovani intellettuali sopravvissuti al conflitto; «Questa nuova Ita-
                lia insanguinata e triste nel silenzio della propria angoscia cerca an-
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                cora il suo poeta e la sua guida» .


                Sogni di poeta, mentre tacciono le bombarde: la poesia di Cestaro e Cervi


                Durante gli anni del primo confli o mondiale, il poeta che maggior-
                mente interpreta la ricerca della parola come espressione privata, as-
                soluta e universale è certamente Giuseppe Ungare i. La lunga ami-
                cizia con Gherardo Marone è testimoniata dalle le ere e dalle carto-







                31  I dianisti riconobbero fin dal primo fascicolo una funzione di guida a Benede o Croce
                che con loro pubblicò tre articoli; di questi La perfezione e l’imperfezione, in «La Diana», II,
                9-10 (se embre-o obre 1916), pp. 169-172, venne ripubblicato anche nell’Antologia della
                Diana, cit. Sul rapporto tra Croce e Marone si veda M. D’Ambrosio, Gherardo Marone dal-
                l’avanguardia a Croce, in N. D’Antuono, Futurismo e altre avanguardie, Liguori, Napoli 1999,
                pp. 139-178.
                32  G. Marone, Difesa di Dulcinea, Libreria della Diana, Napoli 1920, p. 122.
                33  Ivi, p. 47.


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