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FRANCESCA BERNARDINI NAPOLETANO, La Grande guerra nell’immaginario e nella coscienza europea


                il titolo Kobilek Soffici introduce il so otitolo Giornale di ba aglia, che
                richiama il Giornale di bordo tenuto su «Lacerba»: se il giornale offre al
                le ore le notizie del giorno (e dovrebbe porgerle in maniera ogge iva),
                Kobilek non è un giornale, ma un diario-romanzo: i personaggi sono
                ben cara erizzati anche nelle loro funzioni, le descrizioni dell’ambien-
                te e del paesaggio acquistano un valore simbolico e accompagnano le
                vicende umane, nella narrazione si inseriscono episodi come micro-
                racconti integrativi, si sviluppa un climax che dalla cena iniziale con
                il generale Capello fa salire la tensione narrativa fino al ferimento del-
                l’io narrante e alla sua eroica corsa fino al Comando e ritorno per fare
                rapporto. Come scrive Walter Benjamin, «ogni analisi di una determi-
                nata forma epica deve occuparsi del rapporto in cui essa si trova con
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                la storiografia» : non c’è dubbio che Kobilek abbia una stru ura epica
                (romanzesca) e costituisca nello stesso tempo un documento storico
                ricco di informazioni sulla guerra e sull’ambiente, umano e naturale.
                     La maggior parte dei memoriali sulla Grande guerra viene
                composta anni dopo la fine del conflitto, in alcuni casi vari decenni
                dopo, come Baracca 15C di Bonaventura Tecchi, pubblicato nel 1961 43
                e il Giornale di guerra e di prigionia di Gadda, di cui alcuni brani fu-
                rono pubblicati tra il 1931 e il 1934 su «Solaria», «L’Ambrosiano» e
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                «L’Italia letteraria», poi inseriti, rielaborati, nel Castello di Udine (i
                primi cinque “racconti”); la prima edizione in volume è del 1955
                presso Sansoni, con varie riedizioni ampliate e aggiornate fino alla
                garzantiana del 1999, con il testo stabilito criticamente sui quaderni
                autografi e l’aggiunta del Taccuino di Caporetto. In altri casi, ragioni
                esterne intervennero per indurre gli autori a ordinare e formalizzare
                i ricordi, secondo un progetto che potremmo definire tendenziale,
                a cui contribuì anche la necessità di rielaborare i traumi della guerra,
                di ripercorrere vicende ed esperienze che furono comuni a tutti – la
                precarietà, la paura, la sofferenza, le privazioni, le atrocità, la vio-
                lenza, il paesaggio, i rapporti con i compagni e con i superiori, le





                42  W. Benjamin, Gesammelte Schriften (1977); Angelus Novus. Saggi e frammenti, trad. it. e
                introduzione di R. Solmi, Einaudi, Torino 1981, p. 26.
                43  B. Tecchi, Baracca 15C, Bompiani, Milano 1961.
                44  C.E. Gadda, Il castello di Udine (1934), Edizioni di «Solaria», Firenze 1934.


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