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DANA HUČKOVÁ, «La guerra, che non ha nulla di santo…»


                Nella sua opera emergono, accanto alla poetica realista, anche sog-
                getti modernisti.
                     Dal 1912 è cappellano evangelico nell’ambiente slovacco della
                bassa Ungheria e della Voivodina serba (Nyíregyháza, Békéscsaba,
                Bački Petrovac), ma nel 1913 viene allontanato dal sacerdozio perché
                condannato a un anno di prigione e a una multa a causa di un arti-
                colo antiungherese (Lilge, Bláznivé huby v Petrovci [Funghi folli a Pe-
                trovac]). Condannato a trascorrere il periodo di detenzione a Szeged
                a partire al 1° agosto 1914, con la dichiarazione di guerra e la mobi-
                litazione generale, si arruola a Vienna e viene destinato come volon-
                tario al 71° reggimento a piedi. Nel gennaio 1915 viene nominato,
                dall’alto comando militare, cappellano militare della città ceca di Li-
                toměřice. Di questo informa lui stesso il 19 gennaio 1915 la redazione
                di «Národnie noviny» a Martin (notizia pubblicata il 23 gennaio
                1915). Il passaggio a sacerdote però probabilmente non avviene. Se-
                condo una versione di Lilge, durante un breve soggiorno presso la
                famiglia a Martin non ottiene la carica superiore, viene privato dei
                beni e mandato al fronte come soldato semplice. Serve sul fronte
                russo e italiano, viene ferito e, malgrado l’idea iniziale prebellica di
                essere un giornalista e uno scrittore oltre che un sacerdote, gradual-
                mente, nel tempo, rinuncia alla letteratura. Scrive molto ai parenti,
                soprattutto alla sorella Hana Gregorová, anche lei scrittrice. Il suo
                intero epistolario della posta militare del periodo 1916-1918 si è con-
                servato e vi si trovano prove della depressione crescente e della gra-
                duale perdita di qualsiasi speranza nel senso della vita. Questo stato
                psichico non è tanto legato alla dimensione bellica, quanto piuttosto
                alla delusione e alla perdita di fiducia nelle persone a lui preceden-
                temente vicine. Per esempio, il 3 maggio 1917 scrive: «vivo perché
                devo. Una colpa estranea mi ha cambiato completamente in una
                creatura senza anima alla quale è del tutto indifferente che ci sia una
                guerra mondiale o meno» . Entra in un profondo stato di apatia e
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                letargia in cui neanche le sue passioni letterarie lo aiutano, come evi-
                denziato nella lettera del 15 settembre 1917:






                29  Lysecký [I. Lilge], posta militare, le era a Hana Gregorová del 3 maggio 1917, LA SNK.


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