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DANA HUČKOVÁ, «La guerra, che non ha nulla di santo…»



                   perfe o. Il mondo ti sembra essere nulla, tu o è vanitatum vanitatis, esiste solo
                   l’eternamente bello e buono. Brami di stare col tuo Dio, ti penti, ti dispiace per
                   ogni cosa, l’intera umanità ti diventa fratello, un fratello sanguinante. Vorresti
                   renderla unita, riappacificarla, renderla felice, elevarla. E quando pensi alla tua
                   piccola nazione, ti viene da piangere, ma vuoi sorridere tra le lacrime. E perché
                   no? un a imo prima hai visto il sofferente, illuminato volto divino… questi a i-
                   mi sono una vera festa del campo di ba aglia… qui dimentichi il giovane corpo
                   annientato, il sangue, le ci à e i villaggi distru i, l’orrore indicibile e la miseria
                   indescrivibile della guerra, che non ha nulla di santo… […] Continuare la liturgia
                   è una fatica sempre maggiore, come sostenere la sparatoria più dura e la fatica
                   della marcia con tempo infausto, nel vento o nella tempesta. Se non avessi co-
                   scienza e responsabilità funzionerebbe, ma senti le parole in alto, ti muore nel-
                   l’anima, vedi il gran Sofferente e vorresti piangere e non predicare. Piangere
                   come lui pianse a Gerusalemme […]. Dipendo così dall’ina ività, e di creare
                   nuove cose per ora non c’è desiderio, né volontà, né tempo, né spazio. Forse in
                   momenti futuri più tranquilli. Ora non sono assolutamente nello stato di scrivere
                   nulla, sono come sterile […] (Italia 7. VIII. 1918) .
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                Roy aggiunge alla le era una fotografia del periodo antecedente l’offen-
                siva sul Piave e sul retro scrive una poesia in cui parla degli aerei militari
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                sopra il paesaggio italiano . Questi versi però non sono inseriti tra le
                poesie di guerra, in base all’ordine da lui deciso nella sezione Smrť (La
                morte) del libro Rosou a tŕním (Con la rugiada e le spine) del 1921. Nella
                raccolta solo se e poesie hanno una localizzazione italiana, ma non tu e
                affrontano la guerra. Il testo Dialóg (Il dialogo), per esempio, contiene un
                elemento fortemente autobiografico; la poesia è concepita come la tra-
                scrizione di un dialogo no urno tra un cappellano militare e una senti-
                nella e affronta dire amente i temi della condizione del sacerdote mili-
                tare e del rapporto del soldato con lui. Nella poesia Nero (Nerone), datata
                Italia 1917, Roy raffigura il motivo del cane disperso nella guerra che si
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                unisce all’unità militare e si ada a alla vita militare . Accanto a queste




                20  V. Roy, le era a Martin Rázus del 7 agosto 1918 (LA SNK), collocazione 226 G 8.
                21  Ibidem.
                22  Il motivo del cane nella guerra non si trova solo in testi del periodo, ma è un tema
                diffuso che trova ancora oggi elaborazioni le erarie: ne è un esempio il cane militare


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