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DANA HUČKOVÁ, «La guerra, che non ha nulla di santo…»
«mi hanno assegnato all’ospedale militare dove si trovano solo un-
gheresi. Ma per mia gioia a volte incontro dei cechi e il mio piacere
più grande è quando vado da loro e dal mio cuore predico loro in
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ceco-slovacco» .
Nell’articolo divulgativo Prehľad dnešňajšej spisby slovenskej
(Sguardo sull’ordierna le eratura slovacca), scri o nel 1918 per lo stesso
mensile ceco, indica se stesso e Martin Rázus come «i poeti più a ivi
dell’ultimo periodo» . Parlando in terza persona di se stesso scrive:
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«dal campo di ba aglia, dove pratica fin dall’inizio della guerra come
cappellano, ha scri o molte poesie in cui descrive la guerra con colori
tristi e tono melanconico» .
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Dal punto di vista della poetica i suoi versi, drammatici «quadri
del tempo della guerra», e anche le prose brevi sono a un livello artistico
marcatamente convenzionale ed esteticamente sbilanciato. Sono facil-
mente identificabili le ispirazioni alla poetica modernista del simboli-
smo e dell’impressionismo di Ivan Krasko, ma allo stesso tempo riman-
dano anche all’antecedente tradizione del realismo e del parnassismo.
Nonostante Grebáč scriva poesie «sul campo di ba aglia», più che la si-
tuazione bellica viene spesso affrontata una riflessione sulla natura e
l’atmosfera. Nei casi in cui si concentra sul tema della guerra, come per
esempio nella poesia Vojna (La guerra) (con l’idea centrale che durante
la guerra la vita umana non ha alcun valore), la sua voce è fortemente
espressiva (evoca il rumore della ba aglia e il dolore della morte, con
l’immagine di una cornacchia che strappa le carni dal corpo umano an-
cora vivo), per quanto ancora stilisticamente e poeticamente disomoge-
nea. In alcune prose di guerra, nell’abbozzo di Do domu (A casa, con il
tema del rilascio dei soldati russi ca urati) e sopra u o in Boj s Bohom
(In lo a con Dio, con il motivo della “morte insieme a Dio”, argomento
della risposta del sacerdote nel tentativo di impartire l’estrema unzione
a un soldato che ha perso la fede), testo che ha successivamente inserito
nella raccolta Z mojej prózy (Dalla mia prosa, 1921), è stato capace di mar-
care in modo artisticamente efficace l’aspe o emotivo dell’esperienza
7 I. Grebáč-Orlov, Niečo o mne slovami, in «Týn», 1, 1917, p. 555.
8 Id., Prehľad dnešňajšej spisby slovenskej, in «Týn», 2, 1918, p. 224.
9 Ibidem.
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