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DANA HUČKOVÁ, «La guerra, che non ha nulla di santo…»


                     I periodici religiosi di entrambe le tipologie, di le ura e pasto-
                rale, lasciano spazio altresì alla riflessione le eraria sulla guerra di au-
                tori che sono anche sacerdoti. La situazione dei sacerdoti slovacchi
                a ivi a livello le erario durante la Prima guerra mondiale è composita.
                Un primo gruppo è costituito dai preti che erano dire amente legati
                alle vicende sul fronte. All’interno dell’esercito ricoprivano il ruolo di
                cappellani militari, quindi riportavano i fa i bellici da una posizione
                in prima linea (il prete ca olico Ignác Grebáč-Orlov, i pastori evange-
                lici Vladimír Roy, Vladimír Hurban Vladimírov [VHV]). Esistono però
                anche casi in cui il prete rinuncia al proprio abito e comba e sul fronte
                della Prima guerra mondiale come soldato semplice (Ivan Lilge-Ly-
                secký). Un ulteriore gruppo è composto dai sacerdoti che rimangono
                nell’ambiente civile, i cui sforzi le erari cercano di cogliere gli orrori
                della guerra dall’altro lato, sopra u o a raverso l’impa o sulla po-
                polazione civile (Martin Rázus, Štefan Krčméry).




                Cappellani militari


                Il lavoro dei sacerdoti militari è considerato dall’opinione pubblica, e
                dai preti stessi, come qualcosa di faticoso e necessario. I sacerdoti ope-
                rano sulla linea del fronte, non negli ospedali. Il loro compito è quello
                di esortare i soldati a raverso il rafforzamento delle loro fede e la de-
                vozione nella volontà di Dio, accentuando la perseveranza, la pazienza
                e la speranza.
                     Devono consolare i feriti, i malati e preparare gli agonizzanti alla
                morte, celebrare le messe per i soldati prima delle ba aglie, benedire
                le tombe dei caduti. Se i do ori curano il corpo, i sacerdoti sono visti
                come i do ori dell’anima: alleviano il dolore e offrono conforto e aiuto.
                     Uno dei primi a inviare ai periodici slovacchi alcuni lavori let-
                terari segnalati come nati «sul campo di battaglia», e spesso accom-
                pagnati dalla data, è il sacerdote cattolico Ignác Grebáč-Orlov (1888-
                1957). Entra come cappellano nell’armata ungherese già nel 1914 la-
                sciando la sua parrocchia nel paese di Smižany, nella Slovacchia set-
                tentrionale. Durante la guerra è stato nei Balcani, sul fronte polacco
                e russo e pubblica su «Týn», mensile artistico e letterario ceco degli
                autori cattolici, l’articolo Niečo o mne slovami (Qualche parola su di me):



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