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DANA HUČKOVÁ, «La guerra, che non ha nulla di santo…»


                esprimono il bisogno di fuga e di illuminazione dell’oscuro e tragico
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                presente (Rozhovory [Dialoghi]) . La questione della fede appare anche
                nelle poesie, in cui però domina il modellarsi della tristezza personale
                e della natura melanconica del sogge o, presente anche nella sua pro-
                duzione precedente (per esempio la poesia Epitaf. Nad hrobom [Epitaffio.
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                Sopra la tomba]) . Anche come sacerdote militare si dedica alla le era-
                tura – nella forma descri a successivamente nell’articolo autobiogra-
                fico-riassuntivo Borba a tvorba (Lo a e creazione) .
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                   Sono dovuto partire anch’io per la guerra. Sul fronte russo ho letto molto,
                   ma ho scritto poco. Avevo una scorta di libri. Ho letto La Rivoluzione fran-
                   cese di Carlyle, I miserabili di Hugo, Strindberg, apprezzando il suo Libro
                   dell’amore e le eccellenti Miniature storiche, Hviezdoslav, Vrchlický, Svato-
                   pluk Čech sono stati le mie gioie. […] Una volta raggiunto il fronte meridio-
                   nale, verso Caporetto e infine il Piave, si è fatta viva la voglia di lavorare, ho
                   scritto delle poesie, ma per lo più ho tradotto. Sotto l’impressione delle can-
                   nonate inglesi mi sono dedicato alla traduzione del capolavoro di Edgar A.
                   Poe e ho terminato la traduzione del suo Corvo nell’aprile 1918. Completato
                   con un ampio studio introduttivo, contro il preciso divieto dell’A.O.K., l’ho
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                   pubblicato su Národnie noviny .
                Questa traduzione, pubblicata con la data e il luogo «Italia, campo di
                ba aglia sul Piave, aprile 1918» e accompagnata anche dalla dedica
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                all’ufficiale medico do . Aladár Hámos , trova eco non solo in Slo-
                vacchia, ma interessa anche i commilitoni di Roy: «Ho dovuto recitare
                più volte il Corvo nel circolo degli ufficiali cechi e croati, cosa che mi
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                faceva enorme piacere» .
                     Nel brano citato, Roy segnala anche un fa o importante per il
                periodo: il controllo dell’informazione da parte dell’esercito e la cen-






                12  V. Roy, Rozhovory, in «Cirkevné listy», 1915.
                13  Id., Epitaf. Nad hrobom, in «Cirkevné listy», 1916.
                14  Id., Borba a tvorba, in «Slovenské pohľady», 46, 1930.
                15  Ivi, pp. 115-116.
                16  E.A. Poe, Havran, in «Národnie noviny», XLIX, 61, 28 maggio 1918, 4.
                17  V. Roy, Borba a tvorba, in «Slovenské pohľady», 46, 1930, p. 116.


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