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VALERIA MOGAVERO, Il mito dell’“altra” guerra nel Diario (1939-1945) di Piero Calamandrei


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                l’Italia che oggi «è l’aiuto boia» . Torna la geografia del 1914, scon-
                sacrata dalla scelta di campo italiana: Liegi cade, l’Olanda si arrende,
                si combatte ancora una volta a Sedan, di nuovo si aggira la linea Ma-
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                ginot . E tu, caro amico Giuseppe Lombardo Radice, oggi che si con-
                danna tuo figlio Lucio?

                   Ohimé, Lombardo Radice, se potesse tornare! 25 anni fa, persuadeva, in questi
                   giorni M[ussolini] all’intervento. E ora? Forse M[ussolini] vorrà fare il bel gesto
                   di dichiarar guerra il 24 maggio, a distanza di un quarto di secolo: questa volta
                   contro la Francia […]. E nessuno reagisce: e anderemo così a scavarci la fossa
                   da noi: a seppellire il nostro Risorgimento, a sputare su Mazzini e Garibaldi e
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                   su Cristo .

                Il 24 maggio 1940 Mussolini non dichiara la guerra, ma la memoria
                e il sentimento etico scalano l’angoscia fino a quel dies ad quem che è
                lontano solo un quarto di secolo, ma sembra appartenere a un’altra
                storia:


                   Venticinque anni fa l’Italia dichiarava guerra all’Austria: la no e fummo fino a
                   tarda ora a cantare Trento e Trieste per le vie del centro. C’erano con noi Mazzini,
                   Garibaldi, Carducci… e Ba isti vivo: e tu o il Risorgimento e tu a la nostra ci-
                   viltà. Si andava colla Francia, contro gli assassini del Belgio. E ora? 31


                La «probabile biografia di una generazione» che Calamandrei traccia
                è anche il resoconto di una sconfi a: «Mussolini ha finito così di di-
                struggere l’opera del Risorgimento» . L’Italia entra nel tunnel il 10
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                giugno: «Maramaldo ha dichiarato la guerra». Il dolore e la vergogna
                non trovano parole più dure e aspre di quelle dei giorni precedenti.
                C’è voglia di scrivere il silenzio, di renderlo in colori e pensieri: «Buio
                assoluto nel mondo: oscuramento generale dal mare e dal monte. Solo





                28  Ivi, pp. 177 e 184.
                29  Ivi, p. 187.
                30  Ivi, p. 188.
                31  Ivi, pp. 169-170.
                32  Ivi, p. 197.


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