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VALERIA MOGAVERO, Il mito dell’“altra” guerra nel Diario (1939-1945) di Piero Calamandrei


                senza non solo le eraria e narrativa della “guerra del 1915”. Così, un
                mese dopo l’altro, nelle pagine del «Ponte», «cose e ombre di uno» di-
                ventano cose e ombre di tu i. Trieste nei ricordi di Giani è Trieste nei
                ricordi e nella geografia sentimentale di tu i gli ex interventisti demo-
                cratici effe ivamente intervenuti. Lo dice Salvemini per tu i, fin dai
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                primi passi della rivista . Non si fa a tempo a trepidare per Trieste
                che un’altra emorragia inizia. È il dramma istriano. Come si fa a ritrat-
                tare valori, senso storico e moralità dell’interventismo democratico
                proprio adesso, quando più che in ogni altro momento della storia
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                d’Italia «occorre il Mazzini di questa tristissima epoca»? . Arriva a Ca-
                lamandrei il libro sulla Venezia Giulia scri o da Ernesto Sestan, storico
                di ascendenze salveminiane e uomo d’identità multiple. Trentino di
                nascita, istriano d’antiche genealogie, fiorentino d’elezione, Sestan –
                che ha fa o a tempo a servire nell’esercito asburgico, dislocato in Ro-
                mania – introduce la sua opera con una premessa che sembra la tra-
                scrizione in parole di un rintoccare a morto della campana di Vi orio
                Veneto. Una confessione scri a «nel vivo di una piaga aperta e san-
                guinante», nell’estrema e irreparabile lacerazione, a opera del fasci-
                smo, di tu i i nessi tra Risorgimento e Italia contemporanea:


                   la millenaria quercia d’Italia, percossa da tanti fulmini, investita da tante tem-
                   peste, ha ritra o la sua ombra prote iva da quelle sue terre estreme; come da-
                   vanti ad ogni spe acolo di impoverimento e di decadenza il cuore si stringe
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                   di tristezza .
                La trado a etico-sentimentale della Grande guerra si rime e in moto;
                ritorna ad a raversare e vivificare tu i i luoghi simbolici e le memorie,






                militanze culturali e vocazioni etico-politiche della rete “pontiera”, a partire dalle anti-
                che loro radici nell’interventismo democratico, sono stati indagati e analizzati da M.
                Isnenghi, La vita della patria, in Id., Dalla Resistenza alla desistenza. L’Italia del “Ponte” (1945-
                1947), Laterza, Roma-Bari 2007, pp. 5-83.
                39  G. Salvemini, Trieste e Trst, in «Il Ponte», I, 3, 1945, pp. 175-184.
                40  M. Cifarelli, “Libertà vo cercando”. Diari 1934-1938, a cura di G. Tartaglia, Rubbe ino,
                Soveria Mannelli 2004, p. 218.
                41  E. Sestan, Venezia Giulia. Lineamenti di una storia etnica e culturale, Edizioni italiane,
                Roma 1947, p. VII.


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