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VALERIA MOGAVERO, Il mito dell’“altra” guerra nel Diario (1939-1945) di Piero Calamandrei


                Il Diario e un mito per sopravvivere


                Prende a scrivere le sue note diaristiche, Calamandrei, in un giorno che
                si potrebbe dire pescato a caso nel tempo plumbeo e uniforme delle in-
                certezze e dell’angoscia, nella tragica svolta della storia europea in ac-
                celerata frana verso la finis Europae. Un diario, perciò, per non “mancar-
                si”; per darsi una bussola, nella consapevolezza che non ci sono, non ci
                saranno, altre soglie d’a esa su cui sostare. Il consummatum est, si po-
                trebbe dire, dell’arrivederci alla patria del Risorgimento e di Vi orio Ve-
                neto e la speranza di poterla ritrovare, un giorno, dall’altro lato dell’in-
                cubo. Ciò che Calamandrei percepisce con estrema chiarezza, e contro
                cui reagisce con intransigenza, è l’appello fascista, e la rice ività impo-
                litica che esso può incontrare, del «wrong or right it is my country». Ca-
                lamandrei scri ore, giurista, storico, biografo e le ore europeo si asse-
                gna anzi il dovere e il compito di preservazione del linguaggio patrio i-
                co democratico maturato fra il 1848 e il 1918 dalle dinamiche di collu-
                sione semantico-sentimentali alimentate dal fascismo. La patria non è
                più solo un discorso o una narrazione, come nelle orazioni che anche a
                lui era occorso di tenere nel primo dopoguerra, ma un campo di tensio-
                ne etico-politica incompatibile con un mero sentimento disposto a sfi-
                brarsi in fasi d’a esa. L’io del diarista diventa su questo punto specifico
                il testimone autobiografico al quale dar conto.
                     Se l’anno prima avesse le o il libro di Henri Michaux, Calaman-
                drei avrebbe potuto iniziare il suo diario con un Je vous écris d’un pays
                lointain :
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                   [2 settembre 1939] Si è avuta per tutta la mattina la sensazione della mobili-
                   tazione imminente: quello che si provò 25 anni fa ricomincia, senza gli entu-
                   siasmi idealistici di allora, senza le illusioni giovanili di allora, e colla espe-
                   rienza amara della maturità: se si farà la guerra al fianco della Germania, la
                   nostra Patria sarà da quell’altra parte: e se avremo coraggio ci comporteremo
                   di conseguenza .
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                21  H. Michaux, Lointain intérieur, Gallimard, Paris 1938; cito dalla ristampa, Id., Plume,
                précédé de Lointain intérieur, Gallimard, Paris 1963, pp. 73 e ss.
                22  P. Calamandrei, Diario, I, cit., pp. 78-79.


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