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VALERIA MOGAVERO, Il mito dell’“altra” guerra nel Diario (1939-1945) di Piero Calamandrei


                1914-1915, l’area di un certo esclusivismo sociale, hanno però ancora
                un radicamento eminentemente culturale che ostacola non poco la loro
                circolazione nello spazio sociale complesso di una comunità. Se scru-
                tati da quest’angolatura, gli “spiriti risorgimentali” del giovane Cala-
                mandrei si rivelano in definitiva un ostacolo alla sua capacità di messa
                a fuoco della reale società italiana. Calamandrei conosce e riconosce
                poco della società italiana in guerra. Tra congedo dal vocianesimo e
                approdo al concretismo salveminiano, egli non si pone un problema
                di società di massa, ma di trasversali socialmente qualificate di uomini
                di buona volontà, sulla linea di propagazione di un diffuso sentimento
                o pregiudizio “antipartitico” del quale Salvemini è non meno respon-
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                sabile dei vociani .


                “La guerra che torna” e l’altra guerra


                Carlo Rosselli l’aveva previsto già nel novembre del 1933: «la guerra
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                viene, la guerra verrà» . Una segnalazione d’incendio tanto più sug-
                gestiva e fibrillante perché chi la me e in circolazione scruta con esat-
                tezza, e svela con coraggio, la logica delle di ature continentali. Ap-
                pena un anno prima, Rosselli aveva fa o cadere sulla Grande guerra
                un accenno critico di cui è difficile immaginare il possibile seguito, es-
                sendo esso affiorato, e certamente condizionato, dall’occasione della
                morte in esilio di Filippo Turati: «la nostra generazione volle l’inter-
                vento dell’Italia in guerra o vi aderì fiduciosa», ma «non noi eravamo
                nel giusto, non noi interpretavamo la volontà delle masse, ma piu o-
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                sto Turati» .





                cessaria. Da Capore o all’O o se embre, il Mulino, Bologna 1999, p. 121. Un’intelligente
                tematizzazione si legge in E. Papadia, op. cit., pp. 7 e ss.
                12  N. Zapponi, Il tempo della «Voce»: l’antipartito della cultura e la cultura del «prepartito», in
                G. Quagliariello (a cura di), Il Partito politico nella Belle Époque. Il diba ito sulla forma-partito
                in Italia tra ‘800 e ‘900, Giuffrè, Milano 1990, pp. 279-291.
                13  C. Rosselli, La guerra che torna (1933), in Id., Scri i dell’esilio, a cura di C. Casucci, Ei-
                naudi, Torino 1988, vol. I «Giustizia e Libertà» e la Concentrazione antifascista (1929-1934),
                pp. 250-259.
                14  Id., Filippo Turati e il socialismo italiano, in Id., Scri i politici, a cura di Z. Ciuffole i e P.


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