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PAOLA CANTONI, Diari popolari della Grande guerra. Forme e strategie della narrazione



                   pitano feci fare dei biglietti alla sorte mi disse il Capitano tocca primo a te
                   Parisi di tirare il biglietto del berretto, Ma fu la mia sfortuna, Come aprii il
                   biglietto e usci proprio il mio nome e il capitano mi disse queste parole, Caro
                   Parisi non puoi stare Contro nessuno ti Augura una buona fortuna e fra gior-
                   ni ci vedremo tutti lassù.

                Sullo stesso piano Vincenzo Sperati spesso ricorre a “ma” e “che”
                in un’architettura testuale fortemente compromessa dai nessi non
                esplicitati o non appropriati:


                   la durata di questo tempo fu per passa 10 giorni sem pre lì la san Marco ma di
                   questi giorni quarche cosa si potra raccontare che quarche volta come essembio
                   la sera del 4 se enbre mentre che stava al mio posto come soldato di vede a
                   for tuna nemme vole che resta sano e salvo.

                Apparentemente meno scomposta o almeno più trasparente la pro-
                gressione testuale nel diario del contadino Luigi Del Ben che si serve
                di brevi moduli ripetuti e formulari, introdotti dai nessi “poi” (59
                occorrenze in 36 carte) e (in qualche caso) “ma”:


                   siamo sta i 10 giorni che si aveva il nemico da tu e le parti ma non abiamo
                   avuto grandi perdite ma si cominciava a vedere dei Morti e dei feriti ma non
                   era male, li abiamo fa o una;
                   poi ci getava delle bombe a mano e di quele di gas sfiziante e il tempo era sem-
                   pre fosco e faceva sempre piogia e si mangiava una volta al giorno alla meza
                   note;
                   ma poi i nostri sploratori ci a fa o segno che non era il nemico all’ora siamo
                   andati avanti sensa […] poi alla sera siamo tornati a Rafia e abiamo dormito
                   entro a quele case che cera Poi alla matina de 29 siamo tornati al Zacraio sensa
                   il Zaino solo che il tasca pan e la matelina perche pioveva Poi la 3° Compagnia
                   e andata sul Monte Urci a fare una ricognisione e non a trovato nesuno e la
                   mia compagnia che era la 2 aveva di andare sul Monte Iava Planina e all’ora
                   siamo parti=ti e siamo tornati a Rafria e abiamo preso il Zaino e siamo parti i
                   per andare a fare questa ricognisione […] Poi alla matina alle ore 4 siamo par-
                   ti i […] poi siamo tornati a base e siamo tornati a Trezenga poi il 31 Magio
                   alle ore 3 siamo parti i […] Poi quando si era a meta del Monte e venuta lor-
                   dine di tornare […] e poi il 1 Giugno alle 2 Matina siamo parti i per il Zacraio,



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