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PAOLA CANTONI, Diari popolari della Grande guerra. Forme e strategie della narrazione
Augusto Moricci,
un uragano di proie ili […] pare un gran temporale.
Luigi Del Ben,
fra i canoni Bombe […] fucili e Metragliatrici era un rumore come un tempo ca-
tivo; fra i canoni e con delle bombe a mano e i fucili era una tempesta di aciaio e
piombo; fra il fredo e la tempesta di aciaio e piombo.
Mario Lodesani,
la pioggia di piombo; le nostre grosse artiglierie rompevano i timpani delle
orecchie; Mi svegliai col rombo del cannone, e col crepitio delle mitragliatrici
e dei fucili cosa che per mè era nuova; Come tanti fulmini, cominciò a tuonare
i cannoni austriaci, e crepitare le mitragliatrici.
Ma troviamo anche lamenti, grida, squilli di tromba, fischi che sem-
brano accompagnare ancora fisicamente l’autore mentre scrive:
Mario Lodesani,
Ad un tra o, in mezzo a quel tuonare di cannoni e so o un temporale che get-
tava acqua a catini, si sentì un squillo tromba echeggiare per quel monte così
pauroso; Cominciò a fischiarmi le prime pallo ole vicino alle orecchie e giun-
germi i primi lamenti dei feriti.
Arrigo Montorsi,
Il nostro Tenente, ci passa sottovoce l’ordine di dare l’assalto (ad un suo fi-
schio). Noi leviamo le coppiglie di sicurezza ai […]; si sente un fischio e noi,
dopo aver lanciato le bombe nella trincea austriaca, ci buttiamo dentro.
In conclusione sembra dunque di poter individuare nei testi qui esa-
minati alcune tendenze comuni: certi tipi di esordi, la stentata o ral-
lentata espressione del soggetto, il senso di partecipazione a
un’esperienza collettiva ribadito costantemente nell’uso del plurale,
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