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PAOLA CANTONI, Diari popolari della Grande guerra. Forme e strategie della narrazione



                   colo che offriva la stazione e la ci à a vedere tu i quei soldati che ognuno era
                   parente, fratello, o marito; E le granate dei cannoni sfracellavano mucchi di
                   soldati che li riduceva irriconoscibili; ero diventato inebetito dalla potenza, e
                   dal fracasso dei nostri cannoni, che ormai non capivo più niente, e non cono-
                   scevo quasi più i miei qua ro fedeli.

                Altri connettivi cui è affidata la progressione testuale sono “ma” e
                “difatti”, spesso desemantizzati e usati in modo non appropriato:


                   Là cominciai a sentire le prime fatiche corporali, col cominciare a dormire al-
                   l’aria aperta con una coperta sopra le gambe, dopo la faticosa marcia del gior-
                   no. Ma dato la grande stanchezza mi addormentai lo stesso e profondamente
                   come se fossi stato in un buon materasso di lana;
                   Quando fui in prima linea avevo perduto tu i i miei compagni e una strana
                   paura cominciò ad invadermi la testa essendo restato solo in così poco tempo
                   e pensavo che qualche cosa mi fosse successo nessuno mi avrebbe soccorso.
                   Ma inutile fù il pensarci e mi misi tu o impaurito nascosto dietro un grosso
                   sasso, e ormai di seguire la sorte che mi toccava;
                   Nel silenzio della no e si sentiva qualche lamento di un povero ferito che chia-
                   mava soccorso, e un po’ di acqua, e poi altri che colla voce fioca imploravano
                   la madre i figli, e pian piano tacevano e si capiva che erano i suoi ultimi la-
                   menti. Ma sebbene piovesse con quanto ne potesse, mi addormentai in mezzo
                   al fango dalla gran stanchezza e dormì senza mangiare tu a la no e;
                   A loro fù dato l’ordine di salire un monte vicino, per dopo a accare la trincee
                   di fianco. Diffa i come uccelli salirono l’alta ve a e piano cominciarono la sca-
                   lata sopra la trincea;
                   Mancava pochi minuti e poi si doveva andare all’assalto. Difa i il primo alpino
                   che saltò in trincea gli fù fracassato il cranio con un colpo di calcio di fucile.


                Anche la sintassi di Gennaro Parisi, più incerta e faticosa, si serve delle
                medesime soluzioni formali: “che” polivalente, “ma” e paraipotassi
                rivelano nel suo caso la carenza di altre soluzioni praticabili:


                   mentre sostammo due giorni viene un ordine che dovevo dare il nome di
                   quattro soldati della mia squadra che dovevano andare di ringalzo alla 3
                   Compagnia in linea , io feci dodici bigliettini li messi in un berretto e feci ti-
                   rare a sorte, e dopo dovevano sorteggiare anche i Caporali e l’ostesso il Ca-



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