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PAOLA CANTONI, Diari popolari della Grande guerra. Forme e strategie della narrazione


                la giustapposizione per accumulo degli eventi e infine, ma non
                meno importante, la rappresentazione sonora della guerra. Si tratta
                di aspetti che possono essere collegati a motivazioni di diverso ge-
                nere, ma che identificano una modalità specifica nel narrare auto-
                biograficamente l’esperienza di guerra alla quale questi diari, pur
                con esiti diversissimi, possono essere ricondotti.
                     Alcuni degli aspetti esaminati sono rilevanti anche per gettare
                ulteriore luce sulla continuità e fluidità di richiami tra scritture colte
                e non colte o semicolte, segnalate dagli studi sui testi popolari solo
                negli anni più recenti . Si tratta di un mutamento di prospettiva ri-
                                     30
                spetto all’attenzione per le devianze emerse nella ricca messe di
                studi sull’italiano popolare che proprio dalle scritture di guerra
                                    31
                hanno preso origine .
                     Già nelle motivazioni dello scrivere, come ha mostrato Gibelli
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                con il diario del sarto piemontese Giovanni Bussi de o Gasan ,
                appaio no chiari quei legami con la cultura alta che vanno poi ricercati
                anche nella fenomenologia testuale:


                   L’idea di scrivere un diario – dice Bussi – mi venne perché avevo visto Gilar-
                   dino, il mio primo padrone, che lo faceva. Lui segnava anche gli aghi che ven-




                30  Per gli studi sull’italiano popolare, dopo l’avvio di L. Spi er, op. cit., che per primo
                pubblica le le ere dei prigionieri italiani della Grande guerra individuando tra i co-
                muni nei contenuti e nella scri ura degli scriventi non colti, si vedano T. De Mauro, Per
                lo studio dell’italiano popolare unitario, in A. Rossi, Le ere da una tarantata, De Donato, Bari
                1970, pp. 43-75; M. Cortelazzo, Avviamento critico allo studio della diale ologia italiana, Pisa,
                Pacini, 1972, vol. 3, Lineamenti di italiano popolare. Fra gli ultimi significativi contributi:
                P. D’Achille, Italiano popolare, in R. Simone, G. Berruto, P. D’Achille (a cura di), Enciclo-
                pedia dell’Italiano, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 2010, vol. 1, pp. 723-726; E.
                Testa, L’italiano nascosto, Einaudi, Torino 2014; R. Fresu, Scri ure dei semicolti, in G. An-
                tonelli, M. Motolese, L. Tomasin (a cura di), Storia dell’italiano scri o, Carocci, Roma 2014,
                vol. 3, pp. 195-223.
                31  Saranno utili anche riscontri specifici dei fenomeni indagati con l’italiano insegnato
                ai soldati per cui si rinvia, in particolare, a M. Prada, G. Sergio, A come alpino, U come
                ufficiale. L’italiano insegnato ai militari italiani, in A. Nesi, S. Morgana, N. Maraschio (a
                cura di), Storia della lingua italiana e storia dell’Italia unita. L’italiano e lo stato nazionale,
                Franco Cesati , Firenze 2011, pp. 541-565; M. Prada, M. Dota, La grammatica del parlato
                nei sillabari e nei libri di le ura per le scuole reggimentali alle soglie della Grande guerra, in R.
                Fresu (a cura di), «Questa guerra», cit., pp. 209-223.
                32  A. Gibelli, La guerra grande, cit., p. 28.


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