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PAOLA CANTONI, Diari popolari della Grande guerra. Forme e strategie della narrazione


                mondo!», «molti di noi non torneranno, ed anch’io… chissà!», «chissà
                come soffre!». Per avere un’idea del suo stile si veda questo brano:


                   Siamo giunti questa ma ina alle 10 a Monastir; è una ci à che fà … schifo
                   eppoi ci si sta poco bene […] oggi ho visto per la prima volta una donna turca;
                   ossia ho visto un fago o che camminava e che ho immaginato fosse una donna;
                   che bella mora! La faccia non si vede , le mani lostesso, i piedi idem ; non si
                   vedono che i vestiti! Sono più belle le nostre donne; almeno loro si fanno ve-
                   dere! Gli uomini hanno tu i una faccia da briganti; loro non lavorano mai;
                   fanno sempre la_vorare le donne: sono bei lazzaroni!

                Nelle annotazioni quotidiane di E ore Di Clemente, al contrario, il
                sogge o sembra non separarsi mai dalla vita colle iva condivisa con
                i commilitoni e, nella precarietà delle sue competenze grafiche e mor-
                fosinta iche, l’autore si esprime quasi sempre al plurale:


                   Siamo stati Di corve sisiamo dovuto incollare ipezzi di cimente che pesaveno
                   chili 65; Se embre 7 dimatina sisiamo svegliato daso o latenta esiamo trovato
                   un bellissimo sole Checiri scaldava lanostra vita Chessitrova gelata.

                Nei diari a stru ura cronachistica possiamo notare alcuni moduli pri-
                vilegiati che si ripetono all’inizio di ogni giornata o comunque all’av-
                vio di ogni sessione di stesura. Arrigo Montorsi, per esempio, apre
                ogni sequenza narrativa con un verbo alla prima persona singolare o
                plurale che indica il luogo in cui si trova o è arrivato e prosegue poi
                spesso con un modulo frasale che comprende un commento personale
                (cfr. supra):


                   Siamo arrivati oggi all’una a Tepeleni; che razza di paese!! Ci sono tre stalle e
                   qualche porco di albanese , e hanno il coraggio di chiamar_melo paese!;
                   Sono già da questa no e in prima linea!! Che emozio_ne si prova!;
                   Sono in trincea a quota 1050 = I bulgari non ci hanno lasciati tranquilli un no e
                   minuto solo e in due giorni solo ci hanno ucciso più di cento soldati;
                   Sono all’infermeria del reggimento; ho la testa fasciata. Un sasso sollevato dallo
                   scoppio di una granata, mi ha colpito in testa e mi ha lascia_to tramortito; per
                   fortuna che avevo l’elme o, altri_menti . avrei cambiato fisionomia! Che orrore
                   questa no e!



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