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PAOLA CANTONI, Diari popolari della Grande guerra. Forme e strategie della narrazione
20 ricevuta una le era con bru e notizie, riguardo a mio padre sono due giorni
sono due giorni che ho malinconia. sono rimasti feriti un alpino e due bersa-
glieri per la strada. (ore 6) il tenente mi dice di un telegramma lo stado grave di
papà il pensieri mi dice che già non cè più. a mezza no e sono chiamato e mi
si comunica la notizia che no ata che passato 21 aspe o la licenza che pare non
venga, non danno più questa sera devo sapere la risposta. 22 tu a la no e sve-
glio ma non mi hanno de o niente, bru a vita. 23 sono stato dal capitano sono
sospese le licenze, e per il destino che mi perseguita, non ho più fantasia di far
niente oggi grande bombardamento da parte nostra azione dimostrativa.
Nei diari reda i a distanza di tempo, com’era da a endersi, il racconto
procede con un andamento più fluido e non è spezzato dall’indicazio-
ne di date o giorni precisi. Anche in questo caso sono però riconoscibili
meccanismi di progressione che possono risentire del livello di com-
petenza scri oria dell’autore. Nel campo testuale, uno dei terreni più
delicati, «l’incompletezza della scolarizzazione fa maggiormente sen-
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tire i suoi effe i» . Sono allora diverse le strategie ado ate per garan-
tire una coesione che risulta spesso compromessa.
In Mario Lodesani, per esempio, che sappiamo avere un buon
livello di alfabetizzazione e che, da tipografo, aveva certamente dime-
stichezza quotidiana con la scri ura, è presente una certa influenza
dell’oralità: lo rivelano alcuni fa i di sostrato regionale come l’uso di
certi pronomi oppure lo scambio “ci” per “gli”, ma anche la scarsa
proge azione testuale testimoniata dalla presenza di conne ivi gene-
rici con debole funzione subordinativa.
Il suo testo procede come se la pagina raccogliesse il flusso par-
lato/pensato del ricordo che non può essere irreggimentato da precisi
nessi causali, temporali, consecutivi, ecc. Così gli eventi scaturiscono
gli uni dagli altri quasi stesse srotolando il filo della memoria e la nar-
razione progredisce a raverso sequenze di “che” giustapposti:
per delle ripide salite che i polmoni non si riempivano più; ci diedi anche una
mezza scatola di carne che se la mangiò con il resto della pagno a; lo spe a-
29 P. D’Achille, L’italiano dei semicolti, in L. Serianni, P. Trifone (a cura di), Storia della
Lingua Italiana, Einaudi, Torino 1994, vol. 2, pp. 41-79, cfr. p. 74.
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