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PAOLA CANTONI, Diari popolari della Grande guerra. Forme e strategie della narrazione
Poi siamo atendati e fa o le trincee […] Poi il giorno 3 Giugno […] poi siamo
saliti […] poi siamo sta i 10 giorni che si aveva il nemico da tu e le parti;
Poi abiamo lartegliaria nemia vecino che si sente del rumore i spara subito,
poi si sta male per il mangiare che si mangi altro che alla note tu o in una volta
poi basta, poi anche dai 13 ai 16 abiamo vansato ma non abiamo avuto gran
perdite.
Fin qui si è cercato di isolare i tratti comuni all’interno di una va-
rietà di soluzioni e di possibilità ascrivibili da un lato all’indole e
all’idioletto dell’autore, dall’altro al livello diastratico dei testi. I
fatti diatopici sono rimasti sullo sfondo: sono per lo più relativi al
livello grafo-fonetico, ma riguardano anche le strutture morfologi-
che e il lessico, caratterizzato occasionalmente da colloquialismi e
dialettismi.
Il lessico è un settore che meriterebbe un’indagine specifica
(che ci si ripromette di svolgere in altra sede) per sondare la pre-
senza di tecnicismi militari/bellici, per meglio definire la compre-
senza di uso popolare e prelievi colti, ma anche e soprattutto per
evidenziarne gli aspetti semantici che rivelano ampie zone di so-
vrapposizione e coincidenze non casuali tra i diversi scriventi.
Leggendo i brani dedicati alla rappresentazione delle scene
di battaglia, per esempio, si ha l’impressione che il campo uditivo
prevalga talvolta su quello visivo, il che meriterebbe dei sondaggi
specifici su un campione allargato di testi per analizzare la funzio-
ne descrittiva e l’efficacia narrativa che questo aspetto ricopre.
In modo costante e talvolta ossessivo compaiono nei diari e
nelle memorie i rumori della guerra: le cannonate sono spesso col-
legate, con procedimento metaforico, a temporali, tuoni, fulmini,
tempesta, uragano:
Gennaro Parisi,
Allora Cominciano gli austriaci il loro bombardamento, un fragore di tu e le
sba erie la ba aglia più infuriava il tamburellare fer<e>oce delle mitraglie dal
miagolio di centinai di proietile e dal frullare demoniaco di una tempesta di
schegge micidiali che fendevano l’aria con la velocita di elliche di un velivolo
in modo.
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