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FRANCESCA BERNARDINI NAPOLETANO, La Grande guerra nell’immaginario e nella coscienza europea
del montanaro», fa a dal «ciaba ino»), al prodo o industriale («la
scarpa americana», specchio della «superba civiltà del progresso senza
confini»: già globalizzata). In Gadda la descrizione particolareggiata
dell’equipaggiamento è anche funzionale alla denuncia delle specula-
zioni sulle forniture belliche:
Quanto delinquono coloro che per frode o per incuria li calzano a questo modo;
se ieri avessi avuto innanzi un fabbricatore di calzature, l’avrei provocato a
una rissa, per finirlo a coltellate. […] Non è esagerazione il riconoscere come
necessaria una estrema sanzione per i frodatori dell’erario in questi giorni, poi-
ché il loro deli o, oltre che frode, è rovina morale dell’esercito. […]
[…] Ora tutti declinano la responsabilità: i fornitori ai materiali, i collauda-
tori ai fornitori, gli ufficiali superiori agli inferiori, attribuiscono la colpa;
tutti si levano dal proprio posto quando le responsabilità stringono. È ora
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di finirla: è ora di impiccare chi rovina il paese .
Già i combattenti avevano colto la novità di quella guerra, che, scrive
Fabio Ecca, «è stata anche un conflitto industriale, in cui le capacità
produttive dei Paesi coinvolti hanno svolto un ruolo fondamentale
nel perseguire la vittoria finale». Contrariamente all’ipotesi di Prez-
zolini che l’attendismo dei governanti italiani fosse dovuto alla «pre-
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parazione che compiono in segreto e senza compromissioni inutili» ,
l’Italia non si è affatto avvantaggiata dell’anno di neutralità per ana-
lizzare le politiche dei Paesi già impegnati nel conflitto e organizzar-
si; è dunque impreparata non solo al momento dello scoppio della
“guerra europea”, ma ancora al momento dell’entrata in guerra e du-
rante la guerra stessa: «l’Italia aveva organizzato la propria Mobili-
tazione Industriale, istituita» con grande ritardo tra il giugno e la
fine di agosto 1915, e per di più, a differenza di Regno Unito, Ger-
mania e Austria, «lasciando agli industriali la conduzione tecnica e
contabile delle proprie società, nel frattempo dichiarate e riconosciu-
te come ausiliarie e quindi dedicate alla produzione bellica per conto
24 C.E. Gadda, Giornale di Campagna, cit., pp. 43-44.
25 G. Prezzolini, La guerra tradita, cit., p. 713.
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