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PAOLA CANTONI, Diari popolari della Grande guerra. Forme e strategie della narrazione


                a metà tra diario e memoria, come Lodesani e Del Ben, che scrivono
                o riscrivono le proprie memorie a poca distanza dai fatti durante un
                periodo di degenza in ospedale: il primo predilige il passato remoto,
                il secondo alterna passato prossimo, presente e imperfetto, secondo
                una diversa disposizione mentale ed emotiva nei confronti degli
                eventi narrati. Nelle memorie scritte a distanza l’avvio topico del rac-
                conto è generalmente legato all’ingresso in guerra: «Il tema della par-
                tenza “amara” costituisce uno dei momenti strutturali più tipici dei
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                racconti dei soldati e insieme uno dei più strazianti» . I nostri testi
                si aprono infatti con la chiamata alle armi o con la partenza dal
                campo verso il fronte, in qualche caso dopo un brevissimo pream-
                bolo. L’esordio muove spesso da una data precisa (in qualche caso
                anche con l’indicazione dell’ora della partenza), talvolta seguita da
                altre informazioni come l’età dello scrivente (non ancora diciannove
                anni per Parisi) oppure da coincidenze casuali (per Moricci il suo
                compleanno e poi quello del figlio).
                     Nel confronto tra gli esordi dei testi esaminati si noteranno mo-
                duli comuni, stereotipici, ma anche differenze e accenti originali.
                     L’avvio di Del Ben ha un sapore epico: il suo «scavalcare i con-
                fini» ricorda con orgoglio la consapevolezza di un compito cui tutti
                si sentivano chiamati, ovvero «schiacciare il secolare nemico». Si
                noti peraltro l’inversione aggettivo-sostantivo di derivazione poe-
                tica in uno scrivente che invece si contraddistingue per una somma-
                ria competenza grafica e scrittoria.
                     In Moricci è significativa l’attenzione al vestirsi: «Mi vestono
                […], ci vestono grigio»; un cambiamento di abiti che segna la cesura
                tra l’uomo e il soldato e che ritorna anche in Parisi nel racconto con-
                clusivo del ritorno a casa, quando vedere e indossare i panni di
                prima vuol dire per il soldato riprendere la propria vita e la propria
                identità e tra le priorità viene prima (in ordine di tempo) anche del
                mangiare: «mia madre tutta sbicottita non sapeva quale cosa voleva





                27  Q. Antonelli, Le scri ure di guerra, in Archivio della Scri ura Popolare, s.d., disponibile
                online all’indirizzo h p://www.fondazione.museostorico.it/index.php/Archivi-e-colle-
                zioni/Fondi-e-collezioni/Archivio-della-scri ura-popolare, p. 4, ultima consultazione 5
                gennaio 2017.


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