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PAOLA CANTONI, Diari popolari della Grande guerra. Forme e strategie della narrazione


                     In altri casi, invece, la stru ura del testo denuncia una stesura
                di tipo diaristico e la narrazione registra a caldo gli eventi.
                     Pur essendo reda o giorno per giorno al fronte, il diario di Au-
                gusto Moricci (1915-1918) ha l’avvio narrativo tipico delle memorie a
                distanza che prendono le mosse dalla partenza. Gli eventi sono poi
                fissati per appunti o, in modo più disteso, di seguito all’indicazione
                della data. L’autore non va mai a capo e le pagine del quadernino
                sono così interamente riempite dal testo fa a eccezione per alcune
                che presentano dei disegni (due cani, la caserma di San Daniele).
                Anche il cambio di penna (blu, nera e matite colorate) testimonia una
                scri ura discontinua.
                     Il testo di Arrigo Montorsi ha invece una struttura diaristica:
                le date, generalmente giorno e mese, a volte anche l’anno, sono se-
                gnate a sinistra del testo o al centro e sono sottolineate; in qualche
                caso la cronaca si riferisce a un arco di più giorni precisamente se-
                gnalato (per es. 11-31 maggio). Penna nera, penna rossa, matita si
                alternano ed è presente un disegno del fronte: reticolati, trincee,
                camminamenti.
                     Con il diario quotidiano di E ore Di Clemente siamo poi certa-
                mente di fronte a uno di quei taccuini distribuiti ai soldati con l’espli-
                cito invito a scrivere le proprie esperienze al fronte, come si ricava sin
                dalla copertina che presenta un tricolore con la scri a «Appunti del
                Comba ente» sulla banda rossa, «Maggio 1915» su quella verde e
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                «Avanti Italia» su quella bianca .
                     A partire dalla casistica esaminata da Gibelli, l’uso dei tempi
                nella narrazione può essere in parte collegato alla distinzione tra
                struttura memoriale (passato remoto) e andamento diaristico (pre-
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                sente), indizio quindi delle modalità di stesura dei testi . In parte lo
                confermano anche i nostri testi: il passato remoto è costantemente
                usato da Sperati e da Parisi, così come nei diari di Montorsi, Moricci
                e Di Clemente trovano più spazio il presente e il passato prossimo.
                Diverso invece l’atteggiamento narrativo negli autori di due scritture






                25  Cfr. P. Muzi, op. cit., pp. 113-114, 116.
                26  Cfr. A. Gibelli, La guerra grande,cit., pp. 39-40.


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