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JACOPO PERAZZOLI, Socialisti al fronte, tra assonanze e differenze



                   tana da lui, così estranea, che ancora non si sa convincere di quel risveglio, che
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                   forse ha ro o l’incantesimo di un bellissimo sogno .

                Si può facilmente intuire come, per l’avvocato di Angera, quel momen-
                to coincise sicuramente con un’esperienza forte, drammatica; tu avia,
                il militare addormentato e non morto, fine ipotizzata in un primo mo-
                mento, tra eggia un’immagine per certi versi rassicurante. D’altro
                canto, in una guerra popolata da «masse di comparse», i vincoli di so-
                lidarietà costituivano la risorsa più importante cui l’avvocato socialista
                a ingeva per evitare di perdere conta o con la realtà.
                     Un anno sull’Altipiano è cara erizzato invece da altri toni. La
                scri ura di Lussu, per nulla tranquillizzante, riuscì a me ere in mostra
                uno stile drammatico e crudo con delle venature umoristiche. Nel lu-
                glio 1916, dopo essere riuscita a bloccare il tentativo di sfondamento
                austroungarico nella zona di Asiago, la Brigata Sassari avrebbe dovuto
                proseguire nell’opera di contra acco, puntando alla riconquista delle
                posizioni disposte sul Monte Zebio. «La fantasia del generale», scrisse
                nel decimo capitolo,


                   aveva voluto che le trombe suonassero l’assalto, sgomento per il nemico, inci-
                   tamento per i nostri. Quando le note risuonarono, tu i i reparti di prima linea
                   si lanciarono all’assalto. Ma, nello stesso istante, gli austriaci, così avvisati, ri-
                   sposero con un fuoco pronto di mitragliatrici e di fucili. […] Le trombe conti-
                   nuavano a squillare, le linee nemiche a sparare. […] Le nostre compagnie, ac-
                   colte da raffiche, falciate, furono ribu ate indietro senza poter arrivare neppure
                   alle linee nemiche. […] La sorpresa e l’assalto erano falliti, ma le trombe, so o
                   la guida del generale che le aveva a fianco, continuavano a squillare. Sembrava
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                   che il generale fosse deciso a conquistare le posizioni a squilli di tromba .

                Contrariamente a un altro scri o autobiografico di Lussu, Marcia su
                Roma e dintorni, contraddistinto da una vena ironica ne a e continua,
                l’ironia di Un anno sull’Altipiano alla lunga risulta sfocata, a causa di






                35  A. Greppi, No i sul Carso, cit., pp. 113-115.
                36  E. Lussu, Un anno sull’Altipiano, cit., p. 70.


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