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JACOPO PERAZZOLI, Socialisti al fronte, tra assonanze e differenze


                certo affermare che Greppi non diede spazio nel suo racconto ai mo-
                menti più drammatici vissuti dai militari al fronte. Per esempio, quan-
                do si tra ò di ritornare sui momenti immediatamente successivi a un
                bombardamento degli obici austriaci sulla linea italiana, l’avvocato di
                Angera non esitò a usare una scri ura dire a che non lasciava spazio
                a interpretazioni:


                   Allora vedo che tu ’intorno sono sparsi dei corpi esanimi; una strage. La mia
                   pena è così grande, così sincero il mio orrore che non penso nemmeno a quel-
                   l’altro colpo che certo non tarderà. Gli occhi del soldato Ba istella, lo scortica-
                   tore, mi guardano ancora, ma non dicono niente. Hanno qualche cosa di ras-
                   segnato, di capito. Lo compongo, con il capo su di un rilievo del terreno, e
                   corro lì avanti dove c’è l’altro, il più vicino. Mio Dio è mai possibile? Non è un
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                   soldato, ma un tronco con le braccia; nient’altro .
                Queste righe impressionarono sicuramente il le ore degli anni Trenta;
                tu avia le a enzioni principali Greppi le rivolse verso quei soldati e
                quegli ufficiali con cui condivise la vita e i pericoli della guerra. In que-
                sto senso, è già assai indicativa la dedica posta all’inizio del libro: «A
                Enrica, Mario, Maddalena, perché vogliano bene a Sebastiano Oteri,
                ch’era un soldato come tanti altri». Poche parole che dicono molto
                sull’ammirazione provata dall’avvocato socialista nei confronti soprat-
                tu o dei soldati semplici che, come il citato soldato messinese Oteri
                (sopravvissuto al confli o), dedicarono le loro migliori energie alla
                Grande guerra.
                     Giunto al fronte nel maggio del 1916, Greppi venne mandato
                nella zona di Monfalcone, nel fra empo aggredita dall’esercito au-
                stroungarico nel quadro globale della Strafexpedition, che gli eserciti
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                degli imperi centrali avevano lanciato nel se ore del Trentino . Fu in
                questa occasione che fece la conoscenza del comandante operativo del
                se ore, che descrisse in toni ogge ivamente positivi: «Il generale […]
                è un vecchio soldato con il viso arso e la barba corta e trascurata […].





                27  A. Greppi, No i sul Carso, La Prora, Milano 1937, p. 196.
                28  Cfr. M. Isnenghi, G. Rochat (a cura di), La Grande Guerra, 1914-1918 (2000), il Mulino,
                Bologna 2008, pp. 192-194.


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