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LUCIO VALENT, «La guerra era bella e conforme al mio spirito». Luigi Bartolini scri ore di guerra


                a «mito» potente a tal punto che gli interventisti e il movimento fasci-
                sta si avvalsero, da un lato, della leggenda del tradimento consumato
                da una parte dell’Esercito e, d’altro lato, della saga del coraggio mo-
                strato dalla Nazione sulla nuova linea del Piave per giustificare la loro
                pretesa di dover guidare l’Italia dopo il 1918. E ciò, inconsapevolmente
                oppure no, allo scopo di celare il fa o che Capore o, l’intera gestione
                della guerra e il difficile dopoguerra altro non erano che l’epifenomeno
                dell’irrisolto processo di unificazione nazionale a cui si è fa o già
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                cenno .
                     Lo scri ore marchigiano, inquadrato nell’artiglieria della III Ar-
                mata e coinvolto nella ritirata dal Carso, da cui le truppe erano discese
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                «piangendo» , scrisse di aver pensato «a uno sconvolgimento che poi
                ci avrebbe portati a un ritrovamento ossia a una controffensiva con
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                l’avanzata di galoppo» . Ben lontana invece dall’essere una semplice
                manovra ta ica, la ritirata si trasformò in ro a, che fu percepita come
                vergognosa da Bartolini una volta ultimatasi, quando «ore calde, ca i-
                ve, affocate dall’emozione vennero più tardi: il pensiero dell’Italia in-
                vasa, della gloria perduta, il pensiero delle retrovie che ci avrebbero
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                accolti con sputi, quali imbelli soldati…» .
                     È proprio però nel racconto degli eventi della ritirata che Bartolini
                si discosta dalle descrizioni degli altri autori. Per esempio, egli non nega
                di aver visto soldati rubare nelle case, ma, nel complesso, poteva scrivere
                di giurare, «sul mio onore, di non aver visto […] nessuna delle presunte
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                baldorie dei soldati e del bu ar via le armi» che altri avevano descri o .
                Vi erano stati coraggio e disciplina nella stragrande maggioranza dei
                soldati della sua armata nella ritirata al Piave. Certo, così dichiarando,
                Bartolini non si allontanava da Jahier, il quale, scrivendo nel se embre
                1919, sosteneva che la guerra non fosse stata vinta dallo Stato Maggiore,





                40  Si vedano le considerazioni di G. Sabbatucci, La Grande Guerra come fa ore di divisione:
                dalla fra ura dell’intervento al diba ito storiografico recente, in L. Di Nucci, E. Galli della
                Loggia (a cura di), Due nazioni. Legi imazione e delegi imazione nella storia dell’Italia con-
                temporanea, il Mulino, Bologna 2003, pp. 107-125.
                41  L. Bartolini, op. cit., p. 35.
                42  Ivi, pp. 181-182.
                43  Ivi, p. 183.
                44  Ivi, p. 184.


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