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LUCIO VALENT, «La guerra era bella e conforme al mio spirito». Luigi Bartolini scri ore di guerra


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                confino . La sua tardiva adesione può essere spiegata con il fa o che
                entrare in conta o con il fascismo fu meno agevole per lui che per altri
                intelle uali italiani, i quali furono valorosi comba enti, lasciarono il
                segno delle loro esperienze a raverso memorie di guerra (Muccini, Ma-
                laparte, Salsa) e divennero poi squadristi negli anni immediatamente
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                successivi al confli o . Ritornato nelle Marche, Bartolini vi restò a
                lungo, insegnando disegno a Macerata, dal 1919 al 1923, e a Camerino,
                dal 1923 al 1926. In questa regione il fascismo penetrò in ritardo e con
                difficoltà solo nel 1921, sia per la perifericità della zona, sia per la resi-
                stenza delle forze di sinistra – repubblicani, socialisti, anarchici –, tra-
                dizionalmente molto diffuse in tale area .
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                     Va infine notato come l’apparente disinteresse verso il regime
                fascista e i suoi miti fondatori, che traspare dal Ritorno sul Carso, non
                creasse problemi all’autore. Il regime non nascose infa i la propria
                predilezione per la valenza artistica di Bartolini e il suo imprigiona-
                mento per motivi politici nel 1933 in Ancona, e il successivo invio al
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                confino, prima in Irpinia (Montefusco) e poi a Merano fino al 1938,
                furono dovuti più ai suoi eccessi verbali che non a vero antifascismo,
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                tanto che la restrizione delle sue libertà fu blanda .
                     Come che sia, va de o che quanto era stato escluso nei tre quarti
                del libro rientrò nelle ultime pagine di esso, dove Bartolini, con una
                scelta inusuale rispe o alle tradizionali forme della memorialistica ita-
                liana, descrisse le esperienze vissute dopo il congedo del 1919 in una
                serie di pagine in cui i veterani poterono identificarsi ancor più che in





                47  FAAM, ArchAme, sezArM, fasc. Bartolini Luigi, Bartolini a Mussolini, le era s. rif., 11
                luglio 1933.
                48  Si veda M. Isnenghi, Il mito della grande guerra, cit., p. 293.
                49  Per le a ività del fascismo nella regione e in Italia centrale si vedano G.A. Chiurco,
                Storia della rivoluzione fascista, Vallecchi, Firenze 1929, vol. 2, pp. 81-85; Id., op. cit., vol. 3,
                pp. 184-185; Id., op. cit., vol. 4, pp. 156-157 e 222-223; E. Santarelli, Le Marche dall’unità al
                fascismo. Democrazia repubblicana e movimento socialista, Editori Riuniti, Roma 1964, passim;
                M. Millozzi, Le origini del fascismo nell’Anconetano, Argalìa, Urbino 1974, pp. 13, 18, 20 e
                ss. Inoltre, cfr. anche E. Gentile, Storia del Partito fascista, 1919-1922. Movimento e milizia,
                Laterza, Roma-Bari 1989, pp. 139-140.
                50  A. Polidoro, Bartolini, confino a Montefusco, in «Corriere dell’Irpinia», 8 dicembre 2013.
                51  Almeno questa è l’interpretazione di L. Troisio, Luigi Bartolini, l’amoroso detective. La
                vita, i libri, gli amori, Bagaloni, Ancona 1979, pp. 130-131 e ss.


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