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LUCIO VALENT, «La guerra era bella e conforme al mio spirito». Luigi Bartolini scri ore di guerra


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                precedenza . È qui che l’autore offrì ai propri le ori ricordi di una
                epoca difficile, descri i con asprezza verbale tipica, questa sì, di un
                modo di intendere la le eratura e la cultura diffuso in alcuni ambienti
                intelle uali e artistici negli anni precedenti e successivi la Grande guer-
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                ra, e di cui il fascismo si nutrì poi ampiamente .
                     Le pessime relazioni con il padre, che giunsero nel dopoguerra
                fino al tentativo paterno di cacciarlo di casa per via legale, erano un
                fa o sicuramente personale e già annunciatosi in precedenza con il di-
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                sinteresse per i pericoli che il figlio correva al fronte . Condiviso con
                i suoi commilitoni, invece, fu il trauma provato all’a o del congedo.
                Nel 1919, a Modena, Bartolini e i suoi commilitoni ufficiali furono ob-
                bligati a togliersi la divisa come se «noi la si disonorasse indossando-
                la», in una maniera che parve segno della più turpe «demagogia bor-
                ghese!» di un Regio Esercito incapace di amme ere l’avvenuta nascita
                di un nuovo Italiano e di una nuova Italia . Qui si può anche ricono-
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                scere il confli o che un buon numero di veterani ebbe con la patria ri-
                trovata una volta tornato dal fronte. A chi aveva vissuto con entusia-
                smo la guerra come un servizio doveroso a favore dell’Italia, o anche
                solo come una avventura, non poteva piacere che il ritorno a casa fosse
                guardato con fastidio da chi lo circondava, sopra u o nel momento
                in cui i reduci parlavano «una qualche volta della cara guerra»; tanto
                che chi li frequentava non voleva «neppure ne parlassimo con quel
                tono bellicoso innocente che hanno i reduci e che è anche il tono di
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                questo libro» . Non sorprende che, vivendo una condizione che pa-
                reva indurre il reduce «a insudiciarsi al ghe o e all’osteria» , perché
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                negle o dai propri compatrioti, Bartolini finisse per ammalarsi: «era
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                un male di anima» .





                52  L. Bartolini, op. cit., pp. 188-211.
                53  Un esempio di tale clima è perfe amente colto da I. Granata, L’Omnibus di Leo Longa-
                nesi. Politica e cultura (aprile 1937-gennaio 1939), FrancoAngeli, Milano 2016, in modo par-
                ticolare alle pp. 27-40 e 137-222.
                54  L. Bartolini, op. cit., pp. 50 e 176.
                55  Ivi, pp. 189-190.
                56  Ivi, p. 200 e p. 208 per l’a eggiamento dei parenti di Bartolini durante un pranzo.
                57  Ivi, p. 198.
                58  Ivi, p. 203.


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