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LUCIO VALENT, «La guerra era bella e conforme al mio spirito». Luigi Bartolini scri ore di guerra


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                ti . Da qui la già ricordata velenosa polemica contro i borghesi. Quei
                borghesi che «vorrebbero pei loro figlioli soltanto […] onori a buon
                prezzo», divenendo almeno «Capo Divisione, o Dire ore di Banca»
                affinché «a trentacinque anni, abbia conquistata, ohibò!, non l’Ermada,
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                ma una comoda croce da cavaliere» . Era, in sostanza, la borghesia
                che aveva – volendolo o meno, poco importava – nuociuto allo sforzo
                bellico, se non lo aveva addiri ura boico ato. Se biasimevoli erano co-
                loro i quali avevano male comba uto durante la ritirata, era il borghe-
                se che aveva approfi ato del confli o per trarre un vantaggio per sé
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                che andava duramente deplorato . Queste vicende e frustrazioni fa-
                vorirono la diffusione del fascismo dall’autunno 1920 in avanti e la sua
                presa del potere. Con il suo argomentare, lo volesse o meno, Bartolini
                richiamava polemiche sostenute sopra u o dal fascismo; e lo faceva
                in un periodo, il 1930, in cui il movimento si era consolidato in regime,
                monopolizzando ideali e proge i che dopo il 1918 erano stati propu-
                gnati da veterani non necessariamente divenuti fascisti.
                     Si può dire, quindi, che Il ritorno sul Carso sia un racconto per-
                sonale e irripetibile di una guerra eroica e un’abile descrizione della
                tragedia vissuta da una giovane generazione agli inizi del Novecen-
                to. Fu per questa ragione che Mondadori accolse l’idea di pubblicare
                il lavoro nella sua collana «I romanzi della guerra», convinto che
                fosse utile proseguire nella collaborazione con un «ingegno fervido,
                impetuoso e gagliardo» quale Bartolini era . È però probabile che la
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                certezza che l’artista marchigiano fosse in grado di attrarre un buon
                numero di lettori fosse fondata solo in parte. Mondadori, in una sua
                lettera del 5 aprile 1932 scritta in risposta all’idea avanzata di riscri-
                vere il testo in vista di una possibile ristampa, consigliava l’autore di
                non ritornare, rifacendolo, «su questo libro che ha ormai la sua unità
                organica, la sua armonia, la sua compiutezza, secondo la prima con-
                cezione e visione che lei ne ha avuta», tanto più che i «libri di guerra





                62  L’esperienza al riguardo in L. Bartolini, op. cit., pp. 204-205.
                63  Ivi, p. 65.
                64  Ivi, pp. 70-72.
                65  FAAM, ArchAme, sezArM, fasc. Bartolini Luigi, Mondadori a Bartolini, le era s. rif., 5
                aprile 1932.


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