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b. ZIMMERMANN, Classicismo e anticlassicismo nella filologia e letteratura tedesca alla fin de siècle


                           svegliando il fascino di figure femminili che nulla in comune avevano
                           con l’Ifigenia di Goethe. Si pensi alla Medea dei drammi di Friedrich
                                                                                             8
                           Maximilian Klinger (Medea in Korinth, Medea auf dem Kaukasos, 1791) ,
                           o alla Penthesilea (1808) di Heinrich von Kleist, che tanto deve alle Bac-
                                                                               9
                           canti di Euripide, o alla trilogia Das Goldene Vließ (1821) di Franz Grill-
                           parzer. Alla Grecia luminosa si contrapponeva un’Ellade oscura, ir-
                           razionale, sanguinaria, influenzata dall’Oriente, in breve un’Ellade
                           dionisiaca, per la quale aveva aperto la strada Friedrich Creuzer con
                           la sua Symbolik und Mythologie der alten Völker, besonders der Griechen
                           (Simbologia e mitologia dei popoli antichi, in particolare dei Greci; 1812 ss.).
                           Ma questo non andava a scuotere le fondamenta della formazione
                           umanistica ginnasiale, di cui parlava invece il giovane Wilamowitz.
                           Anni dopo, nel 1901, Wilamowitz torna a colpire Nietzsche nello scrit-
                           to di carattere politico-educativo Der griechische Unterricht auf dem
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                           Gymnasium (La lezione di greco nel Ginnasio), quando scrive a propo-
                           sito della lettura di testi filosofici durante la lezione di greco: «Nun
                           sehen wir aber zahlreiche Jünglinge in Verirrungen geraten und man-
                           chen zu Grunde gehen, weil sie von einer gefährlichen Philosophie
                           oder Halbphilosophie, jetzt von Nietzsche, berückt werden. Das ist
                           im Auslande besser». Ε poco dopo scrive, fissando il canone: «Platon
                           im griechischen, Goethe im deutschen, Paulus im Religionsunterri-
                           chte, diese drei Herzenskündiger zusammen wirkend werden unse-
                           ren Söhnen die Seele mit einem Geiste erstärken, der sie gegen die
                           Ansteckungen durch die schlimmsten Gifte der Gegenwart immun
                           macht». Questa rancorosa eco, risuonante ancora quasi trent’anni
                           dopo La nascita della tragedia di Nietzsche, è un’impressionante dimo-
                           strazione del fatto che Wilamowitz avesse riconosciuto perfettamente
                           il fulcro del trattatello di Nietzsche, e lo ritenesse pericoloso: analisi





                           8  Medea in Corinto (traduzione italiana: F.M. Klinger, Medea in Corinto, in-
                           troduzione e traduzione di P. M. Filippi, Nardini, Firenze 2004), Medea sul
                           Caucaso.
                           9  Traduzione italiana: Il vello d’oro, riduzione dal tedesco in versi italiani e in-
                           troduzione storico-critica di V. Errante, Carabba, Lanciano 1919.
                           10  In U. von Wilamowitz-Moellendorff, Kleine Schriften VI, Akademie-Verlag,
                           berlin 1972, pp. 77-89, citazione a p. 83.



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