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b. ZIMMERMANN, Classicismo e anticlassicismo nella filologia e letteratura tedesca alla fin de siècle



                              den gehalt in ihrem busen
                              und die form in ihrem geist.


                           Le parole di Wilamowitz dimostrano chiaramente che per lui non si
                           tratta di scrivere una recensione di carattere specialistico a un lavoro
                           di scienza filologica, e nemmeno della solita disputa tra filologi ger-
                           mogliata fin dall’epoca alessandrina e ricorrente in numerosi aneddoti.
                           Molto di più: per Wilamowitz si tratta di un ideale educativo, di poli-
                           tica nel suo aspetto formativo e culturale. L’affermazione che l’Essenza
                           ellenica si caratterizza per uno «streben nach dem mass in allen din-
                           gen» rimanda alla fonte da cui si alimenta la polemica di Wilamowitz:
                           l’estetica e la sensibilità per la Grecia di Winckelmann e del classicismo
                           di Weimar (Weimarer Klassik), che trova la sua espressione teorica nelle
                           idee di Winckelmann sull’imitazione delle opere greche nella pittura
                           e nella scultura, la sua espressione poetica nell’Ifigenia in Tauride di
                           Goethe. Questo atteggiamento trova le sue radici nell’epitafio di Pericle
                           in Tucidide (II 40, 1). «Noi amiamo il bello con equilibrio e la cono-
                           scenza senza mollezza» – φιλοκαλοῦμέν τε γὰρ μετ’ εὐτελείας καὶ
                           φιλοσοφοῦμεν ἄνευ μαλακίας, così si legge in Tucidide, e Winckel-
                           mann scrive : «Das allgemeine vorzügliche Kennzeichen der griechi-
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                           schen Meisterstücke ist endlich eine edle Einfalt, und eine stille Größe,
                           sowohl in ihrer Stellung als im Ausdrucke. So wie die Tiefe des Meeres
                           allezeit ruhig bleibt, die Oberfläche mag noch so wüten, ebenso zeiget
                           der Ausdruck in den Figuren der Griechen bei allen Leidenschaften
                           eine große und gesetzte Seele». Questa concezione di Winckelmann è
                           tutta plasmata dall’influsso stoico; non è difficile leggervi i concetti
                           stoici della ἀταραξία, l’“imperturbabilità”, della γαλήνη, la “bonac-
                           cia”, della metafora della tranquillità dell’animo (tranquillitas animi) e
                           della magnanimitas, la “magnanimità”.
                                 È anche vero che l’ideale e idealizzata immagine della Grecia
                           di Weimar aveva da tempo provocato reazioni nel senso opposto, ri-





                           7  Citato da J.J. Winckelmann, Gedanken über die Nachahmung der griechischen
                           Werke in der Malerei und Bildhauerkunst, a cura di L. Uhlig, Reclam, Stuttgart
                           1995, p. 20. Traduzione italiana: Id., Pensieri sull’imitazione, a cura di M. Co-
                           meta, Aesthetica, Palermo 2001.



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