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MICHELE NAPOLITANO, Il liceo classico: qualche idea per il futuro
to della lingua: le competenze linguistiche devono essere intese come
propedeutiche all’assimilazione della cultura che attraverso la lingua
trova espressione. ben vengano, dunque, gli apporti dell’antropologia,
della storia della religione, dei reception studies, della retorica. ben ven-
gano, anche, le esperienze di messa in scena di testi teatrali, che del
resto, in molti licei classici come in molte università, e persino in scuole
superiori diverse dal classico, sono ormai da tempo esperienza conso-
lidata, e che andrebbero però sottratte all’ambito della buona volontà
individuale per trovare posto a livello di sistema, per essere codificate,
cioè, sul piano dei programmi, per i quali strategie di ripensamento,
di riscrittura, di generale svecchiamento appaiono, almeno ai miei
occhi, sempre più indispensabili. ben venga, insomma, tutto quanto è
in grado di formare menti ricettive e aperte.
Un liceo classico del genere dovrà però essere coraggioso anche
in relazione all’insegnamento della lingua: perché anche la lingua, se
insegnata con un briciolo di coraggio, può rivelarsi estremamente at-
traente. Perché allora, ad esempio, non portare a scuola qualche iscri-
zione? L’iscrizione della oinochoe del Dipylon, o magari quella della
cosiddetta Coppa di Nestore? Le iscrizioni consentono di far riflettere
gli studenti su una ricchissima costellazione di fatti della più diversa
natura: il che è prezioso non solo perché lo stimolo a riflettere raggiun-
ge gli studenti in virtù di un documento concreto, con efficacia ben
maggiore, di nuovo, rispetto a ogni possibile approccio teorico, ma
anche perché intorno a un’iscrizione lo studente impara a ragionare
in modo, per così dire, non compartimentato. Impara cioè a prendere
in considerazione, e in una prospettiva salutarmente aliena da ogni
possibile paludamento classicistico, i molti aspetti distinti che l’iscri-
zione mette in gioco: il piano grafico e quello linguistico, il piano sto-
rico-artistico e quello antropologico-culturale, come aspetti concomi-
tanti di un sistema che per essere compreso appieno di questi aspetti
non può fare a meno. Serve un corso di epigrafia, per questo? Macché:
basta un’ora. Un’ora di greco.
E poi vorrei un classico che torni a insegnare la storia antica,
oggi relegata a una condizione di collateralità che non esito a definire
umiliante. Un classico che torni a insegnare la storia greca con lo
sguardo rivolto a Oriente, se possibile. A quel Vicino Oriente antico:
Mesopotamia, Egitto, Persia, Anatolia, che, pur fondamentale in re-
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